In questi giorni di volatilita’ del greggio, influenzato dalla situazione in Libia, il prezzo della verde e’ poco mosso: in tutti i marchi resta pochi millesimi sopra 1,6 euro al litro (il record storico e’ stato toccato il 26 luglio a 1,641 euro). Ma i consumatori non ci stanno: il Brent, affermano, ”si attesta attorno a 108 dollari (con un cambio euro-dollaro a 1,44). Per trovare un identico punto di confronto bisogna prendere in considerazione il periodo a cavallo di gennaio e febbraio 2011, con stessa quotazione rettificata con il cambio euro-dollaro a 1,35/1,36. In quei giorni la benzina veniva venduta a 1,46 euro al litro. E’ evidente – sottolineano – come oggi vi sia un differenziale di 14 cents in piu”’. Di questi 7 dipendono dall’aumento della tassazione, mentre ”gli altri 7 sono invece dovuti a quella che si puo’ sempre definire la doppia velocita’ del prezzo della benzina”. L’Up replica stavolta che il vero riferimento per confrontare i prezzi non sono le quotazioni del petrolio a New York o a Londra, ma l’indice Platts, quello che cioe’ definisce il valore a cui le raffinerie del Mediterraneo possono vendere una tonnellata di benzina o di gasolio in un dato giorno. ”Se facciamo riferimento al Platts – afferma il direttore generale Piero De Simone – tra gennaio e febbraio 2011 vediamo che il prezzo era di 0,470-0,480 euro litro. Oggi siamo 0,562. Quindi c’e’ stato aumento e non sono stati i petrolieri ad essersi messi in tasca i centesimi in piu”’. Nella polemica si inserisce anche Bonanni, non convinto dalle obiezioni dell’Unione petrolifera e pronto a chiedere un intervento di governo e Parlamento. Intanto pero’, il caroprezzi un effetto sembra gia’ averlo avuto. I consumi petroliferi, secondo i dati della stessa Up, sono diminuiti a luglio, mese di picco, del 6%, con un significativo -12% proprio per la benzina.