Un rinvio annunciato quello deciso per il 15 ottobre dal gip del tribunale di Grosseto Valeria Montesarchio che oggi ha aperto e chiuso in pochi minuti la seconda udienza dell’incidente probatorio per il naufragio della Costa Concordia.
Annunciato dopo la richiesta di proroga avanzata dei 4 periti al quale il gip, il 3 marzo, aveva affidato una cinquantina di quesiti, molto particolareggiati, per chiarire cosa sia successo la sera del 13 gennaio scorso davanti al porto dell’Isola del Giglio e come si sia comportato il comandante della nave Francesco Schettino e l’equipaggio. Lo chiedono i familiari dei 30 morti accertati e quelli delle due persone che ancora risultano disperse (Maria Grazia Trecarichi e Russel Rebello, lo steward indiano) e che, con ogni probabilità, come da mesi vanno dicendo i soccorritori, potrebbero trovarsi sotto lo scafo della nave. Alcuni hanno già accettato il risarcimento proposto dalla Costa Crociere e non si costituiranno parte civile. Il rinvio concesso ai periti non dovrebbe pregiudicare l’inizio del processo nei primi mesi del 2013, come auspicato anche dal procuratore Francesco Verusio. Dal 15 ottobre si andrà avanti a oltranza, ha detto il gip, per tutti i giorni necessari alle parti a chiarire ogni parola di quella perizia che costituirà l’asse portante del processo. Come già a marzo una Grosseto ‘blindata’ ha accolto avvocati, giornalisti e cameraman arrivati oggi al Teatro Moderno in numero molto ridotto rispetto alla prima udienza. Tutti sapevano cosa sarebbe successo. Per evitare che la città debba essere blindata per più giorni le udienze di ottobre potrebbero essere trasferite al Centro affari, al ‘Madonnino, a 8 chilometri dalla citta’. Anche stavolta non c’era Schettino, il principale dei nove indagati, al quale dal 5 luglio sono stati revocati gli arresti domiciliari. Ma ancora una volta è lui il protagonista: le sue ultime interviste non sono piaciute a molti degli attori di questa “immane tragedia” come l’ha definita Alessandro Maria Lecci, legale del Comune dell’Isola del Giglio. Lui a Schettino non nega il diritto alla difesa e al libero pensiero ma non nasconde la speranza che “non si capisca che si tratta di un pentimento a pagamento”. Uno degli indagati Salvatore Ursino, secondo ufficiale in affiancamento sulla Concordia, davanti ai microfoni sembra difendere il comandante quando dice che ha fatto bene ad avvicinarsi alla costa dopo l’impatto con lo scoglio. Poi, però, l’unico indagato presente oggi a Grosseto insieme al suo difensore Antonio Langher, conferma che “i ruoli erano definiti e Schettino era al comando”, e lo smentisce sulla presenza di Domnica Cemortanan, la giovane moldava amica del comandante: “era sul ponte come ospite – dice -, dopo l’ho persa di vista perché avevo altre cose da fare”. Bruno Leporatti, difensore di Schettino, non risponde alle polemiche sull’intervista del suo assistito, “lui era già sollevato fin dal giorno in cui ha potuto dire la sua verità al giudice”. Certo sta ancora meglio ora, aggiunge, che “le risultanze audio, quanto meno quelle audio della scatola nera, dimostrano che ha detto fin dall’inizio ciò che poi è stato accertato”. Nessuno dei pochi legali (la maggioranza ha preferito delegare i colleghi presenti) vuol commentare le indiscrezioni sulla perizia: “circolano tante voci. Credo che tutti dobbiamo solo aspettare che venga depositata” conclude Lecci chiedendo ancora un po’ di “pazienza”.