L’Aula di palazzo Madama conclude l’esame degli emendamenti al ddl per le riforme costituzionali tra mille polemiche, l”Aventino di Pd e Idv ed alcuni ‘pasticci’, come la messa al voto di un articolo già decaduto sul Senato federale.
Così, mentre i leader della maggioranza si presenteranno domani a palazzo Chigi, convocati da Monti, per fare il punto sul futuro della legislatura, a Palazzo Madama c’é lo strappo : il Pd, insieme all’Idv, abbandona l’Aula per protesta accusando il centrodestra di voler fare solo “campagna elettorale”; Lega e Pdl rinsaldano l’asse votandosi da soli la norma sul presidenzialismo, subito definita dal capogruppo piediellino Maurizio Gasparri “un voto storico”. E invece è un testo “che non avrà alcuna sorte”, ribatte il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Ed è “inaccettabile” che al Senato si faccia perdere “inutilmente tempo con i problemi che ha il Paese”, commenta il capogruppo Idv Felice Belisario. Il clima, già caldo, diventa incandescente con il “pasticcio” della votazione dell’articolo 12: la norma che prevede l’istituzione di una ‘Commissione paritetica per le questioni regionali’. L’organismo parlamentare, eredità del testo ‘ABC’ poi superato dall’accordo Lega-Pdl, non ha più alcuna ragione d’essere e si deve considerare “di fatto decaduto”, come commenta subito il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello. Con l’introduzione del Senato federale, infatti, la Commissione diventa ‘superflua’, se non “contraddittoria”. Ma viene messa comunque in votazione. E passa. “Io non potevo fare altro – spiega il vicepresidente di turno Vannino Chiti – l’articolo andava votato. Poi sarebbe toccato a loro respingerlo…”. E invece l’articolo 12 riceve l’ok, per alzata di mano, dei senatori di Lega e Pdl. Mettendo “a rischio il Senato federale”, come si commenta nel Carroccio nell’immediatezza del voto. Risultato: nel ddl riforme ci sono ben due diverse istituzioni ‘federali, il Senato e la ‘Commissione pariteticà. Quest’ultima senza competenze. Dopo l’iniziale sconcerto per la notizia, subito pubblicata dalle agenzie, il leghista Roberto Calderoli chiede immediatamente la correzione formale del testo anche perché, nel frattempo, viene considerato ‘decaduto’ un altro articolo: il 13, quello che indica nel dettaglio istituzione e ruolo della ‘Commissione’. Ma alla correzione formale del testo si oppone il segretario dell’Api Francesco Rutelli: “Non è certo materia per una correzione formale, la seduta va sospesa per decidere il da farsi”. Il “pasticcio” o “l’errore marchiano”, come definisce il voto Rutelli, merita una “risposta più seria”. Così Calderoli “corregge” il tiro e dice che poi “in fondo” le due istituzioni “non sono assolutamente incompatibili” e che non è vero: il Senato federale non corre “alcun rischio”. Ora toccherà al presidente del Senato Renato Schifani, subito interpellato da Chiti, decidere il da farsi: correzione formale o “una legge ad hoc” come ad un certo punto ipotizza Quagliariello, per dare alla Commissione ruoli veri e mansioni? Il nodo, si aggiunge nel Pdl, dovrà essere sciolto “prima delle dichiarazioni di voto”. Non solo per “chiarezza”, ma anche perché è prevista la diretta tv. E sul voto finale anche Pd e Idv saranno in Aula. Nell’attesa, il segretario del Pdl Angelino Alfano, commentando il voto sul federalismo non ha dubbi: “Abbiamo già vinto senza di loro e se il Pd aggiunge i suoi voti non si celebra neanche il referendum”. E anche il segretario Pd, Bersani, è piuttosto ‘tranchant’: “Sono irritato”, quella di Pdl e Lega “é solo propaganda”, osserva. Intanto sulla legge elettorale è ancora stallo. Anche su questo non c’é accordo.