SAN NICOLA LA STRADA – Il “museo della civiltà contadina” cambia denominazione in “MAC Museo Antropologia Culturale”, ma non solo, alla presenza di una folta platea di cittadini, curiosi e addetti ai lavori si è tenuta giovedì pomeriggio 26 luglio presso la sua sede, nel Real Convitto Borbonico una conferenza di presentazione della nuova “creatura”, hanno presenziato il Sindaco Delli Paoli, l’Assessore alla Cultura Clemente, il Direttore del Museo Fimmanò, Massimo Sgroi, scrittore e critico d’arte, Augusto Ferraiuolo, professore di Antropologia alla Boston University.
Inoltre, inaugurata all’interno del MAC, la mostra di arte contemporanea degli artisti: Gianni D’Onofrio, Anna Pozzuoli, Gabriele Marino, Livio Atellano, Sabato Angiero, Nicola Pascarella e Mimmo Di Dio. L’Assessore alla Cultura Clemente ha dichiarato: “Con la trasformazione di questo museo si è voluto creare un connubio tra l’arte antica e popolare, con l’arte moderna, la quale non può esistere senza il passato, il nostro museo è il primo esempio in Italia in cui si realizza questo mix, perciò per poterlo promuovere, raggiungendo un pubblico il più vasto possibile, attraverso internet e i media. Si è realizzato un cortometraggio, che farà un pò il giro d’Italia, partecipando anche a dei festival del cinema, nella sezione cortometraggi”. Il “nuovo” polo museale dunque non come un organismo statico ma bensì dinamico, come un motore in movimento, con un work in progress continuo, dato dall’alternanza di opere nuove e diverse, contenitore di idee di sviluppo, intorno al quale far crescer diverse attività sociali e culturali. Il cortometraggio presentato, “I remenber”, rappresenta perciò una nuova formula di promozione del museo rispondendo all’esigenza di usare un linguaggio quello visivo del cinema ,accessibile a tutti per comunicare questa trasformazione.” I remenber” realizzato da Simone Di Carlo, da un‘idea di Massimo Sgroi e con la sceneggiatura di Silvia Marzoli, le musiche di Fausto Mesolella e la voce narrante di Angelo Callipo rappresenta il punto di vista di un contadino di fronte alla trasformazione dell’uomo e, nel contempo, la necessità di conservare la memoria di quello che siamo stati, sintetizzandolo proprio nella aforisma conclusivo: “non importa se sei un cyborg o un uomo, l’importante è ricordare ,quando ricordi hai l’anima, l’anima del mondo”.