A Villammare, sul Golfo di Policastro, sosta in questi giorni “La luna di sopra” (Graus 2011), romanzo del giornalista e scrittore egiziano Francesco D’Angelo, finalista per la sesta edizione  del Premio Letterario Nazionale “Torre Petrosa” promosso dal Comune di Vibonati, che si concluderà domenica 19 agosto in una magica serata-evento. A D’Angelo, napoletano d’adozione che ambienta la sua storia nella Stazione Centrale di Napoli, abbiamo fatto qualche domanda sulla città partenopea, sull’Africa, sulla Primavera Araba…

Ci risiamo. Un’altra estate di Napoli nel degrado e nel caos. In questi giorni i media fanno un gran parlare del ‘biglietto da visita’ della città, Piazza Garibaldi, fra cantieri, mercatini abusivi, accampamenti Rom e clochard: è l’ambiente del tuo romanzo “La luna di sopra”, che ha per protagonista un “vecchio e pure zingaro”.

Sì, una parte dell’ambiente descritto nella mia Luna di sopra, dove l’abbassamento del livello di civiltà di una città trova il concorso di tantissimi soggetti, nell’assenza di altri. Intorno al baratro raccontato nel libro stanno accovacciati ad osservare amareggiati e impauriti gli emarginati metropolitani, che cercano infatti rifugio dentro la stazione centrale. I miei emarginati sono associati in facile binomio emarginazione /degrado, invece hanno civiltà, vissuto, cultura, solidarietà e poesia, in grado di innovare la città come un fiume che spazza scorie e nocività.

Lo studioso di Napoli Italo Ferraro, autore di celebri Atlanti della Città storica, ti ha definito “scrittore molto coraggioso”, che “prende Napoli così com’è, degradata, la Napoli che tutti vorrebbero cambiare e scava, esplora, e trova l’incanto, la meraviglia”…

La città di Kitez e della fanciulla Fevronija (opera in 4 atti di Korsakov – n.d.r.)   difendeva se stessa dagli assalti dei predatori e nemici esterni diventando invisibile. Nel caso dello zingaro, invece, i nemici vivono, usurpano, uccidono, rubano dentro la città, quindi il prodigio di Kitez di diventare invisibile è inutile. Però resistono altre difese, racchiuse in coloro che attraverso azioni quotidiane seminano il progresso provando ad arginare il decadimento. Anche il descrivere “la città così com’è”  diventa una piccola sfida all’oblio cittadino.

“La luna di sopra” è finalista della sesta edizione del Premio Nazionale “Torre Petrosa”.

Essere fra i tre finalisti di questo pregevole premio ė per me un onore inaspettato. Nonostante le mie momentanee limitazioni spero di riuscire a partecipare, godermi una bella serata in un posto altrettanto incantevole come Villammare.

Egiziano, nato al Cairo nel 1950, “l’Africa e Napoli le radici” scrivi nel tuo blog. Due parole sulla Primavera Araba.

La primavera Araba e quella egiziana saranno compiute solo quando diventeranno patrimonio popolare sia il valore della laicità dello Stato sia la piena condivisione della Carta Universale dei diritti dell’Uomo: altrimenti gli eroi di PIazza Tarhir, il giovane che si è dato fuoco, il coraggio dirompente delle donne dovranno attendere per vedere compiutamente realizzati i loro sogni di libertà, giustizia, democrazia. Ora vanno sostenute e incoraggiate le scelte di mandare i militari nelle caserme e gli approfittatori fuori dall’Egitto.

Restiamo all’Africa, ma a proposito della pena di morte, un tema sul quale anche tu sei intervenuto. In occasione della presentazione del Rapporto di “Nessuno tocchi Caino”, presentato a Roma lo scorso 4 agosto, commentatori evidenziano che dopo l’Europa, l’Africa sta per diventare il secondo continente senza la pena di morte.

Avevo proposto attraverso miei scritti la parola d’ordine “Tu Stato uccidi? Io non vengo a trascorrere da te le mie vacanze!”. Una presa di coscienza, un’azione di civiltà e progresso nelle scelte individuali che possono diventare leva per un presente migliore; non solo parole forbite ma esempi concreti.

Apprezzo da sempre le azioni di numerose organizzazioni che si battono contro la pena capitale, e costruiscono azioni di solidarietà e denuncia senza timidezze e subalternità. 

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