Ha solo diciotto anni ma è già noto a livello internazionale ed è una promessa del jazz italiano. Il suo nome è Alessandro Lanzoni e alla sua giovane età ha già vinto un prestigiosissimo premio per solisti jazz, l’International Massimo Urbani Award di Camerino, a seguito del quale gli è stata assegnata una borsa di studio per frequentare i corsi di Umbria Jazz a Perugia.
Ma non finisice qui, perché gli insegnanti gli hanno conferito un’ulteriore borsa per frequentare la Berklee School di Boston e lo hanno selezionato come migliore pianista per partecipare a “Umbria Jazz Winter” di Orvieto. Questo giovane fenomeno si esibirà domani (6 settembre) alle ore 19.30 al Duomo di Casertavecchia per la sezione “Pianosequenza” di Settembre al Borgo. Alessandro è stato “folgorato” dal suo strumento, il pianoforte, dopo aver visto il film “La leggenda del pianista sull’oceano”. Aveva nove anni, e da allora è un tutt’uno con lo strumento. Ha studiato sotto la guida di Stefano Bollani, Franco D’Andrea, John Taylor e Kenny Wheeler e ora è uno dei nomi che le più importanti rassegne internazionali vogliono annoverare tra i loro ospiti. Ha già suonato con importanti jazzisti italiani e stranieri: Lee Konitz, Kurt Rosenwinkel, Roberto Gatto, Ares Tavolazzi, Renato Sellani, Fabrizio Bosso, Lello Pareti, Gianni Basso, Nico Gori, Francesco Cafiso, Walter Paoli e molti altri. Colpiti tutti dal suo modo di suonare affascinante e spontaneo, che trasforma la tecnica in un vero proprio abbraccio intenso e tenero del pianoforte.
Il suo primo concerto al pianoforte, da solo, l’ha tenuto a New York nel 2008 all’Onu, alla presenza del Segretario generale Ban Ki Moon e della stampa internazionale. Dai tempi di questa non comune occasione a oggiAggiungi un appuntamento per oggi sono però cambiate molte cose – tante quante sono le variabili in evoluzione nella vita di un adolescente, dai quattordici ai diciannove anni – tanto che questo concerto, di oggiAggiungi un appuntamento per oggi, può essere considerato il vero e proprio debutto di Alessandro Lanzoni in piano solo. Nel programma di quel primo fatidico concerto figuravano quasi unicamente gli standard; il Lanzoni quattordicenne non aveva ancora scritto molto. Oggii, a fianco a brani dei più grandi autori della tradizione bebop e degli anni sessanta e settanta, nei programmi di questo pianista dalla “musicalità eclatante e dalla “padronanza linguistica incredibile”, secondo il giudizio entusiasta di Enrico Rava, figurano alcune pietre miliari del repertorio pianistico classico, e suoi originali omaggi agli autori di entrambe le tradizioni di provenienza, il jazz e la classica, che Lanzoni chiama scherzosamente “i miei antenati”.
Nicola Di Santo