Sembra già essersi chiuso lo spiraglio sulla riforma della legge elettorale nato dalla mediazione a firma dell’ex ministro leghista Roberto Calderoli. Dopo la frenata del leader del Pd Pier Luigi Bersani, infatti, arriva anche quella dell’Udc e nemmeno il Pdl sembra entusiasta del ‘Calderolum’. I partiti, insomma, sembrano tornati alle proprie posizioni di partenza e, al netto di colpi di scena, è difficile che domani possa esserci una prima votazione sul provvedimento.
Di certo non si voterà sulla ‘bozza Calderoli’ che è un elenco di principi e dunque, come sottolinea il presidente della commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini, non può essere messo in votazione come un disegno di legge. Quello che potrebbe emergere, ma allo stato sembra difficile che si possa verificare, è una convergenza sulla trasformazione di quei principi in un testo base. Ma, a giudicare dalla freddezza che oggi si registra da parte di Pd e Udc sul testo, si tratta di un obiettivo non facile da raggiungere. Se nel vertice di palazzo Grazioli di questa sera il Cavaliere non è detto che scarti del tutto l’ipotesi leghista, più difficile appare la possibilità che domani Bersani possa fare lo stesso nella riunione che terrà al suo partito sulla riforma del sistema di voto. E per avere qualche chance di riuscita, come ammette lo stesso Calderoli, alla riforma serve un accordo politico tra i maggiori partiti altrimenti è difficile che veda la luce. Intanto in un disegno di legge che andrà in Aula la prossima settimana al Senato si stabilisce il principio che, almeno per le elezioni comunali, le liste che non rispettano le quote rosa decadano. E, nello stesso testo viene stabilità la parità di genere anche per le comparsate in tv in campagna elettorale, compresa quella per le politiche. Mentre si procede sulle quote rosa in lista, dunque, la riforma complessiva del sistema di voto sembra tornata in alto mare. Stoppata da Bersani (“Sono molto dubbioso su una proposta firmata da Calderoli…”) ma anche dall’Udc (“Mi sembra confusa”, dice Pier Ferdinando Casini). Anche se, per rendere più potabile la proposta ai centristi, secondo quanto raccontano i bene informati, Calderoli starebbe lavorando a una modifica per portare l’attribuzione dei seggi dalla base circoscrizionale a quella nazionale. Difficile ipotizzare, poi, che l’Idv, che pure ha fatto aperture su un testo che di fatto ‘obbliga’ il Pd ad allearsi con lei, possa dare l’ok con Pdl, Lega e Cn al Calderolum. Allo stato, dunque, non ci sono i presupposti perché la situazione si sblocchi. Le cose saranno più chiare alla riunione della commissione Affari Costituzionali convocata nel primo pomeriggio di domani. Se non ci fosse intesa, Vizzini dovrebbe ‘apprezzare le circostanze’ e riferire a Schifani lo stato dell’arte. Oppure, come ipotizza il relatore del Pd, Enzo Bianco, “potrebbero essere messi in votazione i due testi dei relatori per vedere se uno dei due ha la maggioranza”. Si tratterebbe, comunque, di un testo a forte rischio soprattutto delle insidie dell’Aula del Senato e tanto più della Camera dove sulla materia elettorale è previsto il voto segreto.