LUSCIANO – C’era anche una militare di Lusciano a bordo del Cougar della Task force South rimasto coinvolto in un’esplosione  di un ordigno rudimentale a circa 40 chilometri da Farah. Sul mezzo, insieme ai commilitoni e ad un cronista de Il Giornale, Mariangela Baldieri, giovane militare di Lusciano, alla sua prima missione in Afghanistan.

I particolari della notizia sono stati subito rilanciati da Il Giornale dato che un inviato della testata era proprio a bordo al mezzo per realizzare un reportage sulle donne italiane in guerra. E proprio le immagini di Fausto Biloslavo sono state utilizzate dal TgCom per realizzare un servizio e documentare quanto accaduto a Mariangela e ai suoi commilitoni. Proprio il servizio al telegiornale ha scatenato un fiume di telefonate presso la casa natale della ragazza, sorella del collega fotoreporter Nicola Baldieri. Oggi i 4 possono raccontare di aver provato solo tanta paura e sono nuovamente in servizio.

 

 

Ecco l’articolo de Il Giornale

Dopo l’uccisione di giovedì del caporale degli alpini Tiziano Chierotti e il ferimento di altri tre suoi commilitoni, venerdì c’è stato un nuovo attacco dei talebani contro i militari italiani in Afghanistan, per fortuna senza conseguenze per i soldati: lo ha riferito il comando regionale Ovest della missione Isaf-Nato in un comunicato. “Oggi alle ore 11.21 locali ( le 8.51 italiane) un mezzo blindato ‘Cougar` della Task Force South è rimasto coinvolto nell’esplosione

di un ordigno rudimentale nei pressi di Kormaleq, a circa quaranta chilometri da Farah”, spiega il comunicato. “Indenne il personale a bordo del blindato, che ha protetto i sei occupanti, riportando soltanto danni alla parte anteriore. I militari saranno comunque sottoposti alla prevista visita medica al rientro in base”. Si tratta di una unità di specialisti del genio. Il ‘Cougar’, mezzo blindato speciale con protezione anti-esplosivo in dotazione alle unità del genio, faceva parte di una pattuglia della Task Force South di stanza a Farah impegnata da tre giorni in un’operazione a sostegno delle forze di sicurezza afghane per il controllo del territorio nella provincia meridionale di Farah. Le unità di specialisti del genio del Regional Command West sono integrate in tutte le operazioni congiunte con la polizia e l`esercito di Kabul, e forniscono le capacità di ricognizione e rimozione di ordigni esplosivi improvvisati lungo i principali assi di comunicazione. Nell`ultimo mese sono stati 37 gli interventi dei team specializzati del 3° e del 32° genio in cui sono stati rinvenuti e distrutti ordigni rudimentali, i quali rappresentano la minaccia principale per le forze di sicurezza locali e internazionali oltre che per la popolazione civile. «Siamo saltati, siamo saltati» urla alla radio il tenente Davide Secondi, che conduce la missione per stanare gli Ied, le famigerate trappole esplosive. I tre guastatori alpini del 32° Genio di Torino, dentro il sarcofago d’acciaio, chiamano subito «Mariangela, Mariangela sei ferita?». Alla prima missione in Afghanistan, Mariangela Baldieri (nella foto), 24 anni di Lusciano nel casertano è in ralla, con metà del corpo fuori dal mezzo attaccata alla mitragliatrice pesante. Il ruolo più pericoloso ed esposto, dove puoi venire lanciato nel vuoto come un birillo o ritrovarti con la testa portata via da una scheggia. Il Cougar non a caso ha una torretta protettiva. «Sto bene, sto bene. Per un attimo non sentivo dall’orecchio destro, ma ho preso solo qualche pietra» risponde la giovane donna soldato con le palle di un uomo. «Scendi dentro il mezzo, devi scendere, aiutatela» ordina il tenente, che a 24 anni guida i suo uomini come se fosse un veterano. Aiutiamo Mariangela, capelli neri e sguardo da ragazza stravolto da tensione e paura. «Dobbiamo andarcene, dobbiamo andarcene. Era una trappola. Me lo sentivo, me lo sentivo» ripete, ma si sforza di riprendersi e ce la fa. «Oggi è l’anniversario di fidanzamento con Maurizio, guastatore come me, pure lui in missione in Afghanistan» sussurra la donna soldato. Non solo: in questa operazione sostituisce un commilitone perchè stava male. «Puntavo l’arma verso le colline nel caso gli insorti ci avessero attaccato – racconta Mariangela come se rivedesse un film -. L’esplosione non mi sembrava così forte, ma poi si è sollevato il polverone. Ho pensato: “Siamo saltati”. Quando ho sentito le vostre voci significava che eravamo tutti vivi e ho tirato un sospiro di sollievo».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui