L’exploit del Movimento 5 Stelle che diventa il primo partito in Sicilia è la prima vera vittoria sul campo dei grillini che ora marciano spediti verso la ‘conquista’ del Parlamento nazionale. Non a caso proprio nel giorno in cui il comico genovese poteva godersi i risultati della vittoria nell’Isola che si lascia conquistare dallo ‘straniero’, Beppe Grillo ne approfitta per lanciare la sfida finale: Candidandosi premier di quella truppa che tenterà l’assalto del Parlamento.

E cercando di convincere gli italiani, partendo subito dalla condivisione delle regole: saranno ferree e trasparenti, con un occhio fermo sui costi della politica. E come un novello Robespierre, Beppe Grillo detta anche il nuovo vocabolario: quando saranno eletti i deputati del Movimento non dovranno essere più chiamati ‘onorevoli’; solo semplici ‘cittadini’. E guai se la stampa continuerà a denominarli ‘grillini’. Né Grillo commenta i dati che arrivano dall’Isola: si commentano da soli o li commentano gli avversari, scottati tutti dal successo del Movimento. Lo sgomento corre sul web dove impazzano commenti al ‘boom’. Il senso è quello che riassume Pier Ferdinando Casini: “tutti dobbiamo renderci conto che se Grillo ha preso il 15% in Sicilia può prendere il 25% alle elezioni in Italia”. E stando così le cose, se dovesse essere primo partito anche a Roma, con l’attuale legge elettorale si prenderebbe anche il ‘porcellissimo’ premio di maggioranza. Fatto sta che anche di fronte all’eventualità di elezioni anticipate, Grillo si prepara a guidare, anche se da fuori, la truppa parlamentare a cui impone le regole per candidarsi. “Io devo essere il capo politico di un movimento”, annuncia sempre via web. Non si candiderà in prima persona, e questo è fatto noto. Ma, spiega il consigliere regionale emiliano Giovanni Favia, “sarà lui il ‘capo della coalizione’ che in linguaggio non tecnico, significa candidato premier”. Insomma, “Grillo è il capo della coalizione e il capo della coalizione é di fatto il candidato premier”. In effetti, spiega Favia, “la legge non dice che il capo della coalizione deve essere candidato nelle liste per il Parlamento”. Lui sarà anche il ‘garante’ del Movimento e vigilerà, innanzitutto, affinché non entrino in Parlamento eventuali ‘Toto u curtu’, o gentaglia che non ti togli più di torno. Poi garantirà un seggio solo a chi nel movimento ha già fatto gavetta, presentandosi in liste a livello locale. La strada del M5S, insomma, sarà preclusa ai quanti cercheranno di saltare sul cavallo in corsa, ora che sembra vincente. “Sarà un cambiamento epocale, duro, sbaglieremo, sbaglierò. Ma dovremo affrontare insieme una grande cosa che stiamo facendo, ce ne renderemo conto tra qualche anno” avverte Grillo. Per questo le regole per correre con lui dovranno essere inattaccabili: chi sarà eletto dovrà “dimettersi obbligatoriamente se condannato, anche solo in primo grado”; l’indennità parlamentare dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili, il resto dovrà essere restituito allo Stato; ci sarà la rendicontazione delle spese mensili per l’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi) sul sito del M5S. Di fronte a palesi violazioni del Codice di Comportamento, il parlamentare potrà essere espulso dai suoi colleghi. Divieto per i gruppi parlamentari di associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi. Sconsigliati, infine, i talk show.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui