Diverse ragioni inducono in Pier Ferdinando Casini la convinzione di avere scelto la strada giusta: il ‘boom’ di Grillo e dell’antipolitica, la stravittoria dell’astensionismo ed il successo di Rosario Crocetta e dell’asse progressisti-moderati in Sicilia; il numero di firme che cresce in modo esponenziale (sono 2.510) sotto il manifesto laico-cattolico nato dalla sinergia di Italia Futura e di ‘Todi2’; il risultato a due cifre dell’Udc (un 10,8 determinante per la vittoria del candidato Pd-Udc).

E’ una risposta data in anticipo al voto siciliano la logica inclusiva che ha guidato prima Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini a dare vita alla Lista per l’Italia nel nome di Monti, poi Luca Cordero di Montezemolo (Italia Futura), Andrea Olivero (Acli), Raffaele Bonanni (Cisl), Andrea Riccardi e le sigle di ‘Todi2’ a stendere il documento ‘Verso la Terza Repubblica’ ed organizzare la grande convention del 17 novembre. E per Casini – che alla vigilia del voto diceva “In Sicilia abbiamo costretto il Pd ad abbandonare la sinistra estrema e populista” – oggi la vittoria del cattolico Crocetta appoggiato da Pd-Udc è una conferma, soprattutto perché accompagnata dall’esclusione dall’ARS di Sel ed Idv, nonché dalla sconfitta che si abbatte sul Pdl e sul suo candidato, Nello Musumeci. Il leader centrista però lascia aperto uno spiraglio per Angelino Alfano: “E’ vergognoso e indecente – lo difende – che ora il Pdl ne faccia un capro espiatorio”. Al leader del Pd Pier Luigi Bersani, Casini si limita a ricordare che se Grillo ha preso il 15% in Sicilia “ci potrebbero essere un 25% di parlamentari grillini nel prossimo parlamento” e che “non è più tempo di sole sommatorie”. Ma intanto – mentre tace Gianfranco Fini, con il 4% che esclude anche Fli dall’ARS – il leader Udc oggi può cantare vittoria: “La Sicilia anticipa sempre le scelte della politica nazionale. E da lì è arrivata un’indicazione chiara e semplice: è ineludibile il rapporto tra progressisti e moderati che mette al bando gli estremismi e i populismi, infatti Idv e Sel non entrano all’Ars, e che è l’unico antidoto all’antipolitica”. Il tema delle alleanze, però, si prospetta di difficile gestione anche nel ‘nuovo centro’. Tutti i 100 promotori del ‘Manifesto’ sono oggi convinti che la strada giusta sia quella del nuovo.”In Sicilia un elettore su due sta a casa e M5S è il primo partito. Qualcuno ancora dubita che non serva un’offerta politica nuova?”, scrive su Twitter il presidente Acli Andrea Olivero. Ed Ernesto Auci, anche lui promotore, sprona: “Dopo la nuova sortita di Silvio Berlusconi e i risultati delle elezioni siciliane, è evidente l’urgenza di creare un nuovo soggetto politico, innovativo”. Non appare però altrettanto scontato, al momento, che la via sia quella dell’accordo progressisti-moderati e lo stesso Luca Cordero di Montezemolo ha fino ad oggi guardato con più convinzione al centrodestra. Ma la forza della vittoria in Sicilia per Casini peserà anche sul piatto di questa bilancia. Lista per l’Italia e ‘Verso la Terza Repubblica’ hanno di fatto già scelto di stare insieme, in un’unione di laici e cattolici nel nome di Monti. E il leader Udc oggi spiega di “essere incoraggiato a proseguire su questa strada, come già è avvenuto a Stresa dove con Marcegaglia, Vecchioni e gli altri ci sono state solo affinita”. Però, a chi sospinge la vecchia politica ai margini del progetto, Casini ribadisce: la migliore società civile potrà camminare al fianco, ma certo non davanti, alla buona politica che ha saputo sostenere Monti. E chiosa: “La leadership? Non si compra al mercato. O si ha o non si ha. Io ho soddisfatto ogni vanità nella mia vita politica. Ma ora, se c’é chi è più bravo di me, lo sostengo con entusiasmo…”.

 

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