CASTEL VOLTURNO – Ha sbagliato il Tribunale del riesame di Napoli – perchè ha sottovalutato i numerosi indizi di colpevolezza in concorso esterno – a scarcerare lo scorso 14 marzo Alfonso Scalzone, fratello di Antonio, ex sindaco di Castelvolturno, arrestato il 22 febbraio insieme ad altri 14 indagati nell’inchiesta su un giro di concessioni edilizie che hanno provocato uno scempio del territorio a favore di imprese legate al clan dei casalesi.
Lo sottolinea la Cassazione che ha annullato con rinvio l’ordinanza di scarcerazione di Scalzone. Con la sentenza 42716, depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi lo scorso tre luglio, la Suprema Corte ha quindi accolto il ricorso con il quale la Procura di Napoli ha protestato contro la rimessione in libertà di Scalzone, dipendente del Comune di Castelvolturno che, in qualità di messo comunale, sarebbe intervenuto “a orientare l’attività amministrativa in favore delle speculazioni edilizie poste poste in essere nell’interesse dei Casalesi dall’imprenditore Raffaele Giuliani, appartenente al clan, in particolare per il complesso ‘Domitia Village'”. Secondo la Cassazione, gli elementi indiziari contro Scalzone “sono stati oggetto di una analisi parcellizzata, all’esito della quale sono stati valutati di consistenza tale da non consentire di ricostruire la condotta dello Scalzone in termini di concreto e specifico (oltre che assiduo) contributo da parte sua alla conservazione ed al rafforzamento del clan, senza procedere, come il tribunale avrebbe dovuto fare, ad una lettura globale, unitaria e, soprattutto reciproca dei dati raccolti dagli organi investigativi, eventualmente in grado di disvelarne il significato ultimo di tasselli di un più ampio quadro accusatorio”. Per la Cassazione, in sostanza, ci sono gli elementi per confermare gli indizi non solo del concorso esterno ma anche quelli per gli altri reati: abuso di ufficio, falso materiale e ideologico. (ANSA).