POMPEI – «Bonificare i territori campani inquinati dai rifiuti tossici sversati dalla criminalità organizzata e attivare una rete informativa a scopi epidemiologici, per monitorare le patologie oncologiche in Campania e per aiutare i malati a superare ostacoli e disservizi».
Sono questi, secondo la Fondazione “Bartolo Longo III Millennio” di Pompei, le principali linee d’intervento da attuare con urgenza per affrontare il drammatico incremento di forme tumorali sul nostro territorio. «Qui la probabilità di contrarre un cancro è maggiore del 47% circa rispetto al resto d’Italia» dice il presidente della Fondazione, il dr. Sergio Amitrano, citando un recente dossier dell’Istituto “Pascale” di Napoli. “Il dato è certamente impressionante – continua Amitrano – ma la tendenza non è nuova. Gli scienziati e ricercatori napoletani Antonio Giordano e Giulio Tarro da anni infatti lanciano l’allarme, con denunce che spesso, però, sono cadute nel vuoto».
Questi temi scottanti per la salute pubblica saranno affrontati nel corso del dibattito “Il percorso del malato oncologico in Campania” in programma sabato 17 novembre, alle ore 18, nel teatro “Di Costanzo-Mattiello” di Pompei, promosso dalla Fondazione “Bartolo Longo”, operante da più di un anno in maniera no profit sul territorio.
Giulio Tarro, primario emerito del “Cotugno” di Napoli e chairman della commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, Wabt – Unesco a Parigi e Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, negli Usa (che sarà presente all’incontro di sabato) nel volume “Campania, terra di veleni” hanno affrontato le tematiche legate alla salute in Campania, soffermandosi tra su indagini epidemiologiche che mostrano quanto il territorio sia stato danneggiato dal dramma dei rifiuti.
«Ma dove sono i numeri di questo fenomeno?» si chiede Amitrano: «E quali sono le forme di cancro più frequenti? Qual è l’iter giusto da seguire nel momento in cui ci si trova di fronte ad una diagnosi di cancro, il più delle volte raggiunta dopo enormi difficoltà, districandosi tra i vicoli bui di un Servizio Sanitario allo sbando?». Per il presidente della Fondazione uno dei maggiori problemi è che «Al momento in Campania non esiste un sistema a rete dei flussi informativi in campo sanitario cui poter accedere per scopi epidemiologici. Nella pratica corrente della registrazione oncologica si fa riferimento a due tipi di flussi informativi: principali (in cui figurano l’anagrafica della popolazione, le schede di dimissione ospedaliera, i dati dei referti delle anatomie patologiche ed il registro delle cause di morte); secondari (in cui figurano il file farmaceutica, le prestazioni ambulatoriali specialistiche, le esenzioni ticket per invalidità e per patologia oncologica)». Ecco perché «È necessario realizzare un piano di interventi per la bonifica dei territori inquinati dai rifiuti tossici sversati dagli anni ‘80 in poi dalla camorra; evidenziare i numeri che sono nelle carte degli unici attuali 2 registri tumori in Campania (ex Asl Napoli 4, l’attuale Asl Napoli 3 Sud, e della Provincia di Salerno) che attualmente coprono appena il 30% della popolazione regionale (pari a 5,8 milioni di persone); attuare, infine, il Registro dei Tumori (istituito dalla Regione col decreto n. 104/12, fortemente voluto dal presidente Stefano Caldoro) organizzato su base provinciale (Caserta, Benevento, Avellino, Salerno) e sub-provinciale (Napoli 1 centro, Napoli 2 nord e Napoli 3 sud). Tale piano prevede anche un unico Registro Tumori infantili per la registrazione dei casi di cancro nella fascia di età 0-19 anni».