CAPODRISE – C’è Roman, 11 anni, di nazionalità ucraina, che da grande vorrebbe fare il calciatore. C’è Ion, romeno, che ha iniziato le elementari a 8 anni e spera di diventare un imprenditore. C’è Nancy, 15 anni, italiana, che nel cassetto dei sogni ha un impiego da assistente sociale. Poi, ci sono Giuseppe, Mino, Raffaele, Ida. Ognuno con una storia alle spalle e un futuro tutto da costruire. Sono solo alcuni dei ragazzi che frequentano il doposcuola messo in piedi, tra mille difficoltà, da don Antonio Piccirillo, Maria Merola, responsabile del centro di ascolto, e dai volontari della Caritas parrocchiale nell’oratorio della chiesa dell’Immacolata Concezione, a Capodrise.
Tre volte a settimana (il martedì, il mercoledì e il giovedì), dalle 16 alle 18, sono seguiti, gratuitamente, da docenti e professionisti, Nunzia Del Prete, Michelangelo Riondino, Angela Bellopede e altri, che hanno deciso di dedicare un po’ del loro tempo a chi ne ha bisogno. Con loro i ragazzi studiamo, ripassano e approfondiscono tutte le materie, da quelle letterarie a quelle scientifiche, passando per le lingue, l’inglese e il francese. «Seguendo l’esempio del nostro vescovo, Pietro Farina – rivela don Antonio -, proviamo a fare “chiesa oltre le mura”». «Il nostro proposito – prosegue la Merola – è di stare accanto ai deboli, ai malati, agli emarginati, agli extracomunitari e ai giovani del nostro territorio, trasformando il vecchio concetto di “carità esistenziale” in “carità di condivisione”, senza limitarci a compatire i loro mali, ma impegnandoci ad “abitare” i loro bisogni». Per i più piccoli, in previsione del Natale, il Centro Caritas parrocchiale, a un anno dalla sua nascita, e la chiesa dell’Immacolata sono riusciti ad assegnare tre borse di studio a studenti che hanno davvero voglia di fare, ma che vivono situazioni di disagio, dovute alle ristrettezze economiche delle famiglie. «Consapevoli di non poter risolvere i problemi di tutti – dice il parroco -, abbiamo voluto dare un segnale: riporre tre semi dai quali ci auguriamo possa sbocciare la speranza». Don Antonio e Maria Merola rinnovano un appello ai cittadini di Capodrise: «Che siano medici, psicologi, sociologi, insegnanti o semplicemente persone di buona volontà: c’è tanto lavoro da fare. Spesso – affermano -, la dignità e il pudore dei bisognosi ci impediscono di percepire l’esatta dimensione della povertà».