Approda domani in Cdm il decreto legge sull’Ilva per consentire la ripresa della produzione nello stabilimento di Taranto e “conciliare la tutela dell’occupazione e dell’ambiente e il rispetto della magistratura”, assicura il premier Mario Monti al tavolo con le parti sociali, l’azienda e gli enti locali. Una strada per evitare “un impatto negativo sull’economia stimato in 8 miliardi di euro annui”. Il rischio, avverte il presidente dell’azienda, Bruno Ferrante, sarebbe la chiusura anche del sito di Genova, che “può continuare a vivere ancora per una settimana”.

Ma anche il destino degli altri stabilimenti del gruppo sarebbe “segnato” (Novi Ligure sopravivrebbe due settimane, Racconigi tre) e a crollare sarebbe “tutto l’indotto”. Lo stesso ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, sottolinea che “l’urgenza è diventata stringente perché sta per bloccarsi un’intera filiera”. Quella del dl, dunque, è la strada che il governo conferma: “Chi ritiene che non si stia applicando la legge può rivolgersi alla Corte Costituzionale”, tira dritto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ribadendo che “é falso dire che ci sia un conflitto con la magistratura”. Anche perché “un’eventuale disapplicazione delle leggi nazionali, che recepiscono direttive europee, fa entrare l’Italia in procedura d’infrazione e di violazione del diritto comunitario”. L’Anm auspica che “sia compiuto ogni sforzo” per trovare “fuori da logiche di scontro, soluzioni che contemperino la tutela della salute con quella dell’occupazione, nel pieno rispetto delle attribuzioni che la Costituzione” dà alle Autorità politiche e alla magistratura. Un eventuale ricorso alla Consulta “rappresenta un aggravamento della situazione, non l’avvio della soluzione”, osserva il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Sul caso dell’Ilva “l’Italia si gioca il futuro industriale e manifatturiero”, ammonisce anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. E’ “un’emergenza straordinaria e straordinaria deve essere la nostra azione”, chiede il leader della Cisl, Raffaele Bonanni. La vicenda “sta per diventare una tragedia dal punto di vista occupazionale ed economico e si rischia di distruggere la credibilità del Paese”, rincara il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. Mentre secondo il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, serve anche una “responsabilità pubblica”. Il decreto, domani in Consiglio dei ministri, terrà conto delle osservazioni emerse dal tavolo di questo pomeriggio. Il provvedimento rafforza le garanzie di realizzazione dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) e la terzietà del meccanismo di controllo. Nella sua bozza attuale, prevede tra l’altro che i sequestri da parte della magistratura incompatibili con l’attuazione dell’Aia decadano. Lunedì scorso il gip di Taranto ha disposto il sequestro dell’area a freddo, cioé del prodotto finito o semilavorato, che ha portato l’azienda a cessare l’attività. Il governo intende costituire anche un apposito Osservatorio e studia un ‘Progetto di salute per Taranto’ che preveda il proseguimento dell’attività di sorveglianza epidemiologica soprattutto in età pediatrica. Il ministero della Salute “ha già predisposto un piano di monitoraggio sanitario”, spiega il ministro, Renato Balduzzi.

 

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