NAPOLI – “Togliere le perle ai porci”. Sintesi semplice quanto efficace quella che descrive il lavoro quotidiano, che da oltre un decennio, a Barra, quartiere all’estrema periferia orientale di Napoli, la cooperativa sociale “Il Tappeto di Iqbal” porta avanti tra difficoltà tali da far configurare le proprie attività di recupero di ragazzi a rischio come una vera e propria impresa titanica, ma non per tutti.
‘O prufessor’, al secolo Giovanni Savino, infatti, rappresenta per i 40 ragazzi, alcuni giovanissimi che partecipano alle attività della cooperativa, un maestro di vita,un amico, un fratello, talvolta un padre. Una guidache attraverso l’arte del circo e del teatro è riuscito non solo a rendere la periferia napoletana protagonista assoluta all’ultima edizione del Circomondo festival, evento internazionale che nel gennaio scorso a Siena, ha raccolto realtà provenienti daBrasile, Argentina e Palestina, ma anche e soprattutto a togliere dalla strada ragazzi che totalmente ignari delle proprie capacità sarebbero quasi sicuramente diventati gli ennesimi soldati al servizio di una camorra che in quartieri come Barra lascia ben poco spazio ad iniziative di riscatto sociale.
Uno spazio che diminuisce tanto più quando oltre alla camorra, a mettersi di traverso èuna burocrazia più o meno manovrata che ad oggi rischia seriamente di mettere fine all’esperienza del Tappeto di Iqbal e con essa di privare un territorio tanto fragile di un autentico punto di riferimento, riconosciuto persino dal Tribunale dei minori spesso alle prese con l’individuazione di validi percorsi di recupero di ragazzi a rischio.
Fino alla scorsa estate infatti i ragazzi della cooperativa potevano svolgere le loro attività presso la palestra del plesso scolasticoabbandonato “G. Salvemini”,grazie a una convenzione sottoscritta tra la cooperativa e il competenteIstituto Comprensivo “G. Rodinò”.
Con l’avvicendamento alla dirigenza scolastica, alla cooperativa viene chiesto di presentare un progetto per continuare ad usufruire della palestra. Richiesta accolta di buon grado dalla cooperativa che però dal canto suo, ha chiesto di vedere assicurata almeno l’illuminazione dei locali, visto che fino ad oggi i ragazzi hanno potuto svolgere le loro attività solo col beneficio della luce diurna. Problema meramente tecnico risolvibile intercettando la corrente in un gabbiotto interno al plesso in cui insiste la palestra, che però curiosamente risulta occupato abusivamente da una signora che nonostante tanto di ordinanza di sgombero, ad oggi mai eseguita, e l’assegnazione di un alloggio, continua a presenziare i locali impedendo di fatto i lavori per l’allaccio della corrente elettrica necessari ad illuminare la palestra.
Ostacolo che intanto, nelle ultime settimane, da tecnico si è trasformato anche in burocratico con la decisione della dirigenza scolastica di voler dismettere la palestra. Atto che metterebbe il plesso nelle mani del assessorato al patrimonio del comune di Napoli, e che costringerebbe la cooperativa a ripetere l’iter per l’assegnazione con nuovi interlocutori.
Ostacolo che dallo scorso 8 dicembre ha spinto ‘o prufessor’, il presidente della cooperativa sociale “Il Tappeto di Iqbal”, Giovanni Savino, a intraprendere, visto il freddo intenso di questi giorno, un rischioso sciopero della fame per chiedere che si faccia luce definitivamente su tre punti essenziali che in questo momento minano l’esistenza stessa della cooperativa e di tutto ciò che essa rappresenta. Il primo riguarda l’ordinanza di sgombero dei locali di cui viene chiesta la tempestivamente esecuzione affinché si possano realizzare i lavori per illuminare la palestra. Il secondo è relativo alla dismissione della palestra della quale si chiede un documento che ne attesti il perfezionamento, poiché con l’ufficialità della dismissione il plesso “Salvemini” entra nelle disponibilità del patrimonio immobiliare di Napoli, e annulla di fatto la convenzione che autorizzava la cooperativa ad utilizzare la palestra. Il terzo punto infine riguarda la richiesta che alla cooperativa vengano riconosciuti quei requisiti di eccellenza attestati dall’attenzione di media nazionali e internazionali nonché da parte di importanti organizzazioni internazionali di tutela dei minori del calibro di “Save the Children”. Requisiti che consentirebbero in un futuro non troppo lontano di ottenere l’affidamento diretto del bene in questione da parte del comune di Napoli nel caso in cui quest’ultimo dovesse venirne in possesso.
Vincenzo Viglione