SAN NICOLA LA STRADA – Con un manifesto pubblico, a firma del Segretario Generale del Comune, dr. Salvatore Massi, l’Amministrazione comunale, retta dal Sindaco Pasquale Delli Paoli, ha informato la cittadinanza che presso l’ufficio segreteria è possibile sottoscrivere le seguenti proposte di referendum abrogativi:
1) Quesito abrogativo di modifiche all’art. 18 della Statuto dei lavoratori (G.U. n. 213 del 12.9.2012); 2) Quesito abrogativo dell’articolo 8 del D.L. 13/08/2011, n. 138 concernente il sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità. (G.U. n. 213 del 12.9.2012); 3) Quesito abrogativo L. 31.10.1965 n. 1261 sulle indennità parlamentari (G.U. n. 179 del 02.8.2012); 4) Quesito parzialmente abrogativo in materia di trattamenti pensionistici (G.U. n. 240 del 13.10.2012 e rettifica in G.U. n. 244 del 18/10/2012). “È possibile firmare i predetti quesiti referendari sino ad oggi, 15 dicembre 2012. Invito tutti i cittadini sannicolesi a firmare in special modo per il ripristino dell’articolo 18 che va contro i lavoratori e quello relativo all’abrogazione delle indennità ai parlamentari”. È quanto ha affermato il consigliere comunale, nonché segretario provinciale del Prc – Fds, Pasquale Massimiliano Panico, che dal 18 ottobre scorso fa parte del Comitato promotore provinciale per i due referendum nazionali sul lavoro, l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori e l’articolo 8 del decreto legge 138/2011. Panico fa appello a tutti i lavoratori e cittadini a partecipare attivamente a questa battaglia di valore generale a difesa della democrazia, della libertà e dei diritti dei lavoratori, estendendo le iniziative in tutto il territorio della provincia di Caserta e della Campania per la sottoscrizione dei due referendum sull’art.8 e 18. Dal 18 ottobre Panico si è attivamente attivato per autenticare centinaia di firme dei numerosi cittadini sannicolesi che hanno sottoscritto i referendum relativi all’abrogazione dell’articolo 8 della legge 14 settembre 2011 nr. 148 risalente al governo Berlusconi e delle modificazioni introdotte dal governo Monti all’articolo 18 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori, nonché per la raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Reddito Minimo Garantito. “In ballo” – ha proseguito Panico – “ci sono diritti molto precisi che non risolvono tutte le questioni aperte, legate alle leggi ed alle normative sul lavoro, ma che si pongono da freno a quello che è il frutto di un lavoro antisindacale. La firma per i referendum” – ha sottolineato l’esponente politico di sinistra – “sono la risposta a due attacchi paralleli, il primo fu attuato dal governo Berlusconi ed il secondo dal governo tecnico, ma che provengono dalla stessa matrice liberista. Uno dei quesiti” – ha proseguito Panico – “è l’abrogazione dell’art. 8. Infatti l’articolo 8 permette di derogare dai contratti nazionali di lavoro tramite accordi sindacali raggiunti in sede aziendale anche solo da alcuni sindacati. In virtù di quell’articolo la Fiom è stata esclusa dalla stessa agibilità sindacale dentro la Fiat. Una condizione addirittura peggiore dei bui anni cinquanta. Il significato di questa battaglia è chiaro” – ha sottolineato Panico – “Si tratta di ristabilire il principio della democrazia sindacale, della libertà e della efficacia della rappresentanza del mondo del lavoro, del diritto al lavoro, della piena dignità della lavoratrice e del lavoratore. Si tratta di riportare al centro del dibattito e dello scontro politico e sociali una questione fin troppo oscurata: quella del lavoro, dei diritti e dei doveri che esso comporta. Un altro” – sottolinea – “è il ripristino dell’art.18. L’articolo 18 è stato svuotato completamente togliendo la possibilità reale del reintegro del lavoratore e quindi va ripristinato nella sua forma originaria ed esteso perchè da questo dipende il diritto del singolo lavoratore di aprire bocca e di fare il delegato sindacale senza timori. Infine, c’è il reddito minimo garantito. Non bisogna dimenticare anche il referendum abrogativo di una parte della legge 1261 del 1965, che determina l’indennità spettante ai membri del Parlamento. Se il referendum fosse approvato, a saltare non sarebbero gli stipendi di deputati e senatori – previsti dalla Costituzione” – ha sottolineato Panico – “ma la diaria. Sarebbero tagliati i 3.500 euro mensili che ogni parlamentare riceve per il soggiorno a Roma, con un risparmio per lo Stato di circa 50 milioni di euro l’anno. Non si tratta, come è evidente, di una cifra che può incidere significativamente sul debito pubblico, ma in tempi di crisi chi comanda dovrebbe essere d’esempio a tutti.
Nunzio De Pinto