NAPOLI – Lettera aperta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitanodei lavoratori dell’Astir spa, socio unico Regione Campania, senza stipendio da sette stipendi e senza buoni pasto da 24 mesi. Lavoratori il cui futuro è incerto e il cui presente è fame.

Ill.mo Signor Presidente,

a scriverLe sono dipendenti della Società ASTIR S.p.A. (socio unico Regione Campania), al 100 % di proprietà pubblica, che conta 464 lavoratori napoletani. La Società, nata nel 2003, svolge attività di recupero ambientale, operando, quindi, in un settore particolarmente delicato per un territorio come quello della Regione Campania, caratterizzato da varie forme di degrado ambientale (rifiuti, inquinamento del suolo e delle falde acquifere, rischio idrogeologico), che determinano uno stato di emergenza permanente. La nostra società ha svolto numerose commesse in aree degradate del territorio della Campania (Lagni vesuviani, recupero di siti nelle province di Napoli e Caserta, Litorale domitio, SS 268 del Vesuvio, tanto per citarne alcuni) che hanno evidenziato, nonostante le note criticità tipiche delle cosiddette “società partecipate”, la buona professionalità di tutto il suo personale. Un decreto del Tribunale civile di Napoli del 31/10/2012 ha sottolineato il carattere essenziale del nostro lavoro come servizio per la comunità. Attualmente, la società è impegnata in attività di recupero di aree fortemente degradate delle province di Napoli e Caserta, alcune delle quali all’interno del territorio della città di Napoli, come riconosciuto da un Ordine del giorno approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale della Campania del dicembre 2012. Ciononostante, un anno fa, ASTIR S.p.A., per decisione della stessa amministrazione della Regione Campania affidataria degli interventi in corso, è stata posta in liquidazione senza una reale e concreta prospettiva occupazionale per il futuro. Come se non bastasse, la stessa amministrazione, socio unico della nostra società, ha richiesto che il liquidatore mettesse in Cassa integrazione i dipendenti, attualmente in credito di otto stipendi. È quantomeno singolare che in una situazione di degrado ambientale bisognosa di interventi e nella particolare contingenza economica in cui versa il Paese, si decida di chiudere una società che rappresenta un patrimonio della Regione Campania in termini di professionalità ed esperienza, con l’inevitabile strascico di drammatiche conseguenze occupazionali e umane, oltre al danno per la pubblica amministrazione. Pertanto, invochiamo il Suo intervento per evitare che venga portata a termine un’azione scellerata verso la comunità e verso i lavoratori e le loro 464 famiglie, che un governo regionale, cinico e spietato, sta prendendo “per fame”, promettendo alternative occupazionali ancora indefinite e ipotetiche. Le chiediamo di intervenire presso la Regione Campania per scongiurare un dramma sociale che coinvolge circa 1000 persone.

Napoli, dicembre 2012

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