CASERTA – Un ciclone. Che potrebbe spazzare via, in un colpo, tutti gli slogan e i proclami del Pd sulla legalità. La giornalista Rosaria Capacchione, capolista al Senato in Campania su precisa volontà del segretario nazionale Pier Luigi Bersani, è sotto processo per il presunto reato di calunnia, nell’ambito dell’inchiesta a carico del fratello Salvatore Capacchione.

Lo si apprende dalla Gazzetta di Caserta, diretta da Pasquale Clemente che, assieme ai giornalisti della rivista La voce delle voci, è stato l’unico in provincia di Caserta (chapeau!) ad abbattere il muro del corporativismo della casta di noi giornalisti (in Italia si parla solo della casta dei politici). Il suo giornale ha pubblicato oggi (15 gennaio) un dettagliato articolo (un vero scoop) sul processo, in corso presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che vede imputata la Capacchione.

La Gazzetta di Caserta ricostruisce l’intricata vicenda che nasce dal procedimento a carico del fratello, noto costruttore, accusato e arrestato per bancarotta fraudolenta. Lo scorso ottobre, riporta il quotidiano casertano, si è tenuta la terza udienza del processo per calunnia, accusa di cui deve rispondere la giornalista, ai danni del luogotenente della Guardia di Finanza Luigi Papale, che si è costituito parte civile.

All’epoca dei fatti, quest’ultimo stava indagando sul fratello Salvatore. Secondo quanto riporta la Gazzetta di Caserta, la Capacchione avrebbe costruito false accuse contro Papale, riferendo all’allora comandante delle Fiamme Gialle di Terra di Lavoro che il luogotenente aveva intascato dei soldi dalla famiglia Coppola, in competizione con Salvatore Capacchione per l’acquisto di terreni e capannoni nell’area ex Saint Gobain di Caserta.

Ma dopo le indagini e i riscontri patrimoniali su Papale e i suoi parenti (anche sulla zia che a dire della giornalista avrebbe dovuto custodire il denaro “sporco”) la condotta del finanziere risulta impeccabile. Nessuna traccia di soldi, nessun rapporto con i Coppola. Insomma Papale è un investigatore integerrimo. A quel punto scatta l’inchiesta nei confronti di Rosaria Capacchione per il presunto reato di calunnia. E dopo le indagini preliminari, i pm chiedono il rinvio a giudizio; richiesta accolta dal gip. Quindi si apre il processo che in questi giorni è giunto alle battute finali.

E come scrive la Gazzetta di Caserta la sentenza sarebbe attesa già in giornata, anche se l’avvocato Vittorio Giaquinto, che difende sia Rosaria che il fratello Salvatore, ha presentato l’istanza di rinvio per improcrastinabili impegni; richiesta accolta dal giudice (clicca qui per l’articolo su rinvio udienza). Una richiesta che ricorda vagamente(?) l’impostazione dei legali di Silvio Berlusconi, il quale da anni è accusato dal centrosinistra, Pd in testa, di volersi difendere a tutti i costi “dal processo e non nel processo”.

La Gazzetta di Caserta riporta, sempre oggi, anche alcune “inquietanti” intercettazioni telefoniche tra Salvatore Capacchione (allora intercettato) e la sorella. Riferendosi a Papale, la giornalista avrebbe detto: “Se quel finanziere non la smette lo andiamo a uccidere col mitra”. Parole pesanti.

Sia chiaro si tratta pur sempre di una conversazione telefonica, per cui da prendere con le molle. Siamo certi che sarà capitato a ognuno di noi di usare al telefono un linguaggio che va ben oltre ciò che invece realmente pensiamo. Spesso al cellulare si parla in “libertà” dicendo di aver fatto o voler fare cose che in realtà non sono mai state fatte o non si farebbero mai. Elemento, questo, da sottolineare con la penna rossa perché da veri garantisti siamo convinti che per accusare e condannare una persona siano necessari riscontri oggettivi e inconfutabili. E soprattutto perché abbiamo sempre ritenuto e continueremo a farlo che una persona è innocente fino a prova contraria.

Il quotidiano diretto da Pasquale Clemente cala sul tavolo il “carico”, come si direbbe a briscola. E parla, anzi scrive, di un’indagine a più ampio raggio, già riportata da Giovanna Pellegrino, cronista di giudiziaria sempre della Gazzetta di Caserta. La vicenda riguarderebbe la “movimentazione” di circa 5 miliardi di vecchie lire sui conti correnti bancari di Rosaria Capacchione, nell’arco temporale che va dal ’95 al 2001. Il giornale casertano fa riferimento in particolare a un assegno di 250 milioni di lire che dal conto della giornalista sarebbe transitato su quello del titolare di una concessionaria di auto, coinvolto – secondo la Gazzetta di Caserta, in una serie di vicende giudiziarie.

Si tratta di ricostruzioni giornalistiche, tutte da dimostrare in sede giudiziaria per cui, lo ribadiamo con forza, non c’è al momento alcun riscontro su presunti reati. E di conseguenza non c’è alcun colpevole. Noi siamo sempre e comunque per la presunzione di innocenza, principio costituzionale che i “tromboni” del giustizialismo calpestano ogni volta che parlano o scrivono.

Ma è chiaro, e non può essere sottaciuto, che nel Pd si apre una questione politica grande come una casa. La Capacchione è considerata una giornalista anticamorra. È sotto scorta per aver subito delle minacce durante il processo Spartacus a carico dei Casalesi. E proprio per questo è stata scelta da Bersani per guidare in Campania la lista al Senato.

Che decideranno i vertici nazionali dei democrat di fronte al rischio di una condanna durante la campagna elettorale? Preverrà la linea “manettara”, che da anni contraddistingue il Partito democratico o, come noi riteniamo saggio e veramente “democratico”, ci sarà finalmente un bagno salutare nel mare del garantismo?

Dal Pd “pretendiamo” coerenza e correttezza politica: il garantismo si pratica sempre e comunque. E si applica anche a chi come la Capacchione, in perfetto stile Travaglio, ha sempre calcato la mano (smarrendo spesso la strada della presunzione di innocenza) nelle sue cronache giudiziarie a carico dei politici. E soprattutto, cari Democratici(?), il garantismo vale per tutti. Non ci possono essere figli e figliastri. E attenzione: chi di giustizialismo colpisce, di giustizialismo perisce. Di Pietro docet.

Mario De Michele

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