NAPOLI – Il divieto di girare la fiction Gomorra 2 nelle strade di Scampia ha riacceso i riflettori dei media nazionali sul quartiere alla periferia di Napoli dove da anni è in atto una faida per il controllo del mercato della droga. La municipalità guidata da Angelo Pisani, dopo aver ascoltato i cittadini e con il tacito assenso dell’amministrazione De Magistris, ha deciso di cercare di salvaguardare l’immagine del quartiere vietando le riprese. C’è stata anche una vibrante polemica tra Saviano e il sindaco De Magistris. Campania Notizie ne parla con Carmine Malinconico che dal 2006 al 2011 è stato presidente della municipalità che abbraccia Scampia, Piscinola, Marianella e Chiaiano.
In questi giorni è in atto un duro scontro tra il suo successore Angelo Pisani e la produzione della fiction Gomorra 2 con la municipalità e i cittadini di Scampia che hanno deciso di vietare le riprese. Lei come valuta questa scelta?
La risposta a questa domanda non è semplice perché gli effetti dell’eccessiva esposizione mediatica di Scampia non sempre coincidono con i propositi scelti da giornalisti e autori e il quartiere paga un prezzo notevole per questa situazione. Una fiction, il cui elemento centrale sembra essere quello della criminalità, è inutile negarlo, comporta molte insidie per la percezione che si ha del territorio.
Pur tuttavia, e nonostante ciò, io penso che invece di negare il permesso per le riprese si sarebbe potuto cercare di instaurare un dialogo con gli autori chiedendo loro di dare risalto alle esperienze positive che attraversano il quartiere e che in una parola definisco antigomorra. Avrei cercato di aprire un confronto sui contenuti piuttosto che chiudermi in un diniego aprioristico.
Secondo lei come ha inciso il successo di Gomorra sul quartiere e la gente che lo abita?
Più che sul quartiere il successo del libro di Saviano ha inciso sull’immagine di Scampia nell’opinione pubblica. Ha creato una falsa mitologia di cui sono vittime gli stessi cittadini che percepiscono di vivere in un territorio negato, marchiato.
Com’è cambiata Scampia in questi anni?
Scampia è un territorio in cui tutto cambia e niente sembra cambiare. Se guardiamo, ad esempio, all’aspetto urbanistico ci sono stati cambiamenti notevoli. Dall’apertura della metropolitana alla costruzione dell’università passando per lo sventramento delle vele e l’apertura dei parchi pubblici. Non bisogna poi dimenticare aspetti importanti come l’impegno dei cittadini per la raccolta differenziata che vede a Scampia una delle percentuali più alte della metropoli.
Cosa non cambia invece a Scampia?
La condizione generale di arretratezza che si traduce in una mancanza di occasioni di sviluppo nell’ambito della legalità. Bisogna trovare soluzioni per risolvere il problema occupazionale. Non credo sia un caso se il tasso di disoccupazione del quartiere è tra i più alti d’Italia. Una situazione che rende più agevole il reperimento di manodopera alla criminalità organizzata. Senza lavoro e sviluppo, Scampia non cambierà mai.
Le faide viste dall’interno: come sono vissute dalle persone costrette a vivere fianco a fianco con la criminalità organizzata, subirne scelte e imposizioni?
Con la paura. Paura di uscire, di parlare di frequentare un posto, un gruppo. Si ha paura di farsi vedere in una zona perché potrebbe essere interpretato come un segnale di appartenenza ad una fazione.
Quali provvedimenti sarebbe utili per migliorare la vita all’interno di quartieri come Scampia?
Sarò banale ma la risposta è una: lavoro, lavoro, lavoro.
Angelo Golia