di Francesco D’Angelo* I media ci informano che a Scampia un’assemblea definitasi “del Popolo”, alla quale avrebbero preso parte cittadini, preti, associazioni, studenti, giornalisti, maestre e dirigenti scolastici, pescivendoli, farmacisti, edicolanti, politici si è mobilitata per scongiurare il rischio di una fiction da realizzare nella stessa Scampia, ispirata al celebre “Gomorra” di Roberto Saviano, prodotta da Sky.

Il “Popolo” di Scampia, dunque – riunito in Assemblea come i rivoluzionari francesi nella Sala della Pallacorda – si sarebbero fieramente opposti all’arrivo massiccio in quel di Scampia di operai, tecnici, truccatori, rumoristi, trovarobe, ingegneri, addetti stampa, addetti al catering, attori, stuntman, controfigure, comparse, Vigili Urbani e del Fuoco, Forze dell’Ordine, garzoni di bar e personale della ristorazione, reporter della carta stampata e radio e televisioni, certamente anche straniere oltre che un’infinità di curiosi.

L’esultante e laborioso in questa fase Presidente dell’ottava Municipalità ha ribadito ai giornalisti l’esito dell’ “Assemblea del Popolo”, in piena sintonia col suo parere contrario alle riprese: se realizzata, la fiction lancerebbe messaggi diseducativi per i ragazzi ed il futuro dei giovani; il libro “Gomorra” danneggia Scampia. Ecco i due filoni di pensiero e cultura che hanno caratterizzato l’azione del Presidente della Municipalità e dell’Assemblea del Popolo di Scampia.

E già, perché è facilmente immaginabile che una produzione televisiva a Scampia sulla camorra può (ri)accendere riflettori e discussione su mafie, traffici illegali, cocaina, ingiustizie,  prevaricazioni, violenze giornaliere di cui sono vittime innanzi tutto gli abitanti di Scampia…

Certo, in quell’adunanza mancavano il popolo di Secondigliano, Miano, Marianella, del Rione Don Guanella, di Calata Capodichino;  mancavano altri numerosi popoli che soffrono di camorra, ma è pur vero che Scampia non è  il loro territorio… e ognuno si faccia i territori propri.

L’obbiettivo di tutti i Popoli e le Comunità è  vivere bene, in sicurezza e felici. Credo perciò che aprire la porta, accendere i riflettori e osservare, studiare, conoscere una realtà drammatica possa essere occasione per  affrontare il problema, smussarlo, e infine perché no, ridimensionarlo  pesantemente, riducendolo a percentuali… “normalmente” contrastabili.

Penso perciò che con questa decisione di impedire a tante persone, a tanti lavoratori dello spettacolo e dell’informazione di entrare a Scampia per svolgere il proprio compito come ogni cittadino onesto troverà il plauso di camorriste e camorristi di quel territorio, e non solo: perché potranno così continuare a praticare l’illegalità, liberi da fastidiose presenze e intralci  ai propri criminosi affari.

*scrittore

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