CAPODRISE. – Anche a Capodrise è scoppiato il “fuoco” per Sant’Antonio. Dopo la messa solenne celebrata, il 17 gennaio, nella chiesetta all’angolo di via Giannini, con il commento musicale di Roberto Pagano, i festeggiamenti in onore di “Santantuono” entreranno nel vivo domenica (20 dicembre).

Per l’occasione, la comunità parrocchiale dell’Immacolata concezione, retta dal parroco don Antonio Piccirillo, in collaborazione con l’associazione “Accollatori Maria Santissima del Carmelo” di Raffaele Moretta, animeranno una processione che, nel rispetto della tradizione e dei simboli devozionali legati al santo, coinvolgerà anche gli animali, per la gioia dei più piccoli. Il raduno è previsto per 16.30 sul sagrato della chiesetta di Sant’Antonio. Alle 17 avrà inizio il corteo religioso, che sfilerà in via Giannini, in via Guidetti, in piazza Massaro e in via Ienco, per poi ritornare in piazzetta, alle 18, all’interno della quale sarà celebrata una messa all’aperto, con la benedizione degli animali e del fuoco, altro simbolo devozionale riconducibile ad Antonio, eremita egiziano, primo degli abati, considerato il fondatore, con San Benedetto, del monachesimo cristiano. Alle 19, poi, si apriranno gli stand enogastronomici, nei quali fedeli e avventori potranno degustare i prodotti tipici dal sapore antico. Il tutto allietato dall’animazione musicale. L’organizzazione della festa è stata possibile grazie al contributo volontario di Tommaso Vendemia, Aniello Allegretta, Angelo Scialla e di Giò Battista Brillante. Gli stand saranno, invece, allestiti da Giuseppe Raucci, Francesco Costantino, Giuseppe Pontillo, Domenico Glorioso, Antonio Domenico Letizia, Francesco Martone, Antonio Vitale e Mario Pontillo. L’evento è stato caldeggiato ed è sostenuto dal sindaco Angelo Crescente, dall’assessore Gaetano Argenziano, dal consigliere comunale Antonio De Filippo e da tutta l’amministrazione comunale. «Antonio nacque in Egitto nel 251 – racconta don Antonio Piccirillo -, ove trascorse una vita longeva. Ancora molto giovane si spogliò di tutti i suoi beni materiali, e per vent’anni visse nel deserto in qualità di asceta, raccogliendo numerosi seguaci attorno a sé. Le sue doti taumaturgiche gli valsero una fama che sopravvive tutt’ora nel culto delle sue reliquie. Il santuario in cui esse sarebbero custodite, la chiesa francese di Saint Antoine de Viennois, iniziò a registrare un’affluenza di pellegrini tale da spingere i seguaci del santo a costruire un ospedale in cui poter accogliere – conclude don Antonio – nel modo più efficiente possibile i malati».

 

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