Il thriller “Nicola Cosentino”, che da giorni sta facendo il pieno al botteghino di tutti i cinema d’Italia, si chiude con un lieto fine per il protagonista. Da Roma (Palazzo Grazioli-Cinecittà) trapela notizia che l’ex sottosegretario si è salvato. E lo rivedremo presto sugli schermi del Parlamento. In realtà, regista (Silvio Berlusconi), aiuto regista (Denis Verdini) e attore (Nicola Cosentino) stanno ancora limando la sceneggiatura (sceneggiata) per rendere credibili agli occhi degli spettatori-elettori un finale che noi avevamo previsto e che molti, anche nelle fila del Pdl, temevano.
L’ex(?) leader campano del Popolo della Libertà, sotto processo per reati di camorra, ha superato tutte le avversità, ha schivato colpi ed è scampato ad “agguati”. Ha ha sconfitto tutti e tutto. Anche i suoi principali avversari: gli uomini in toga (nel film interpretati da brutti ceffi chiamati pm) nel fE alla fine è rimasto in piedi. Ancora una volta. L’antagonista Stefano Caldoro, che per tutta la durata del film si è battuto perché il “bene” trionfasse, ha perso la sfida. Ha vinto il “cattivo”. La politica è da tempo diventata un brutto film. In questo caso è un horror.
Mario De Michele