SANTA MARIA CAPUA VETERE – La Prima sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha rinviato al 27 marzo prossimo il processo in cui è imputato, tra gli altri, il deputato del Pdl, Nicola Cosentino. Il rinvio è stato determinato da alcuni difetti di notifica. Il parlamentare non si è presentato in aula.

Nel corso della breve udienza il ministero dell’Interno, attraverso l’avvocato dello Stato, ha annunciato la costituzione di parte civile. La costituzione del ministero è in relazione con la vicenda di presunti brogli elettorali nel Casertano nella quale tuttavia non è chiamato in causa il parlamentare che risponde per una richiesta di finanziamento riguardante la realizzazione di un centro commerciale a Casal di Principe Cosentino non era presente al dibattimento perché si sapeva in anticipo che il processo andava rinviato per questioni di forma (non erano stati notificati gli avvisi ad alcuni imputati). Il parlamentare infatti nell’altro processo davanti ai giudici di Santa Maria Capua Vetere in cui è imputato, quello per concorso esterno in associazione mafiosa, ha finora partecipato alla gran parte delle udienze. Lo ha sottolineato l’avvocato Agostino De Caro, che con l’avvocato Stefano Montone assiste il parlamentare del Pdl accusato di collusioni con il clan dei Casalesi. “Abbiamo iniziato da due anni, lui è stato presente quasi sempre”, ha spiegato De Caro ai cronisti. Al penalista i giornalisti hanno ricordato che Cosentino ha parlato di accuse campate in aria. “Non so che idea abbia dei pubblici ministeri – ha risposto l’avvocato – Io credo che le accuse siano infondate. Comunque ho massimo rispetto nei pubblici ministeri. Io rispetto tutti i magistrati, giudicanti e requirenti. I giudicanti sono persone che fanno il loro mestiere con professionalità, c’é chi lo fa meglio e chi lo fa peggio, come gli avvocati d’altronde”. In udienza preliminare si costituì già parte civile, attraverso l’avvocato Domenico Ciruzzi, Unicredit: si tratta della banca alla quale Cosentino avrebbe chiesto il finanziamento per la realizzazione di un centro commerciale a Casal di Principe, un progetto non portato a termine. Un finanziamento bloccato, anche perché basato su una fidejussione falsa. L’iniziativa, secondo gli inquirenti (i pm Antonello Ardituro, oggi in aula a rappresentare l’accusa e Henry John Woodcock) doveva servire a riciclare soldi del clan e a procurare voti a candidati ritenuti legati all’organizzazione.

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