CASERTA – Incredibile ma vero. Vincenzo Iovine si è candidato col Centro democratico per intercessione del Pd. Regista di un vero e proprio “capolavoro” dell’horror è David Sassoli, volto noto del Tg 1, prima di diventare europarlamentare dei Democratici. Protagonista appunto il casertano Iovine, anch’egli componente dell’Europarlamento, eletto con l’Idv e approdato lo scorso novembre sulle rive del Pd, per abbandonarlo poco prima della presentazione delle liste per le elezioni politiche.

Alla base dell’addio ai Democratici, il dietrofront di Bersani, che gli aveva promesso di candidarlo al Senato in Campania. La bocciatura è stata comunicata a Iovine via sms. Ma nello stesso messaggio telefonico gli viene prospettata la possibilità di riservagli un posto nella lista di Tabacci. In altre parole, il Pd gli dice: “Non ti candidiamo con noi ma se vuoi ti facciamo correre col Centro democratico”.

Un’ipotesi prospettata a Iovine dal suo collega europarlamentare Sassoli. Una proposta considerata, in un primo momento, “indecente” dall’onorevole casertano. Ma dopo aver smaltito l’arrabbiatura per il “no” del Pd, Iovine apre uno spiraglio. E nei palazzi romani parte la trattativa con Tabacci. Sassoli è il mediatore.

Nel frattempo l’europarlamentare, allora ancora del Pd, tiene un incontro “segreto” con Nicola Cosentino, in quel momento sicuramente candidato al Senato per il Pdl. Intanto i vertici nazionali dei Democrat trovano l’accordo con Tabacci, che sacrifica un posto per fare spazio a Iovine. Intesa siglata. Iovine lascia il Pd e scende in campo con il Centro democratico.

A prima vista potrebbe sembrare strano: perché Bersani avrebbe avuto interesse a portare un suo europarlamentare nelle braccia di Tabacci? Evidentemente dopo il voto, si celebrerà il matrimonio tra Centro democratico e Pd. E in quest’ottica i conti tornano. Con il paradosso che Iovine, nel giro di pochi giorni, si ritroverebbe nelle fila dei Democratici. Una partita di giro, insomma.

Del resto, anche in politica come nel calcio non ci sono più giocatori attaccati alla maglia. Quelle “bandiere” che per tutta la loro carriera (Del Piero, Totti, Riva) scendono in campo per portare in alto gli stessi colori per decenni. Anche in politica come nel calcio si cambia squadra con la frequenza con cui si fa zapping. Saltare di palo in frasca è diventata una cosa “normale”.

E così abbiamo assistito, ad esempio, alle giravolte da capogiro di Giuseppe Sagliocco. L’attuale sindaco di Aversa è un campione del gioco dei quattro cantoni: è passato dalla Dc, al Ppi, al Pdl, al Fli (dimentichiamo qualche sigla), e per ora è indipendente con un piede nel Nuovo Psi.

Anche nel centrosinistra (Iovine docet) ci sono recordman nel salto della quaglia, a dimostrazione di come, al di là degli schieramenti, i politici non sono più attaccati alla maglia. Ma solo alle poltrone.

Mario De Michele

 

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