Basta guardare il sito del Pd per capire lo scetticismo, misto ad un po’ di fastidio, con cui i democrats reagiscono al programma fiscale di Monti: il Professore viene ribattezzato ‘Marioska’, sollevi la bambola del premier e trovi Silvio Berlusconi.

“Oggi le tasse sono calate di 30 miliardi tra quello che hanno detto Berlusconi e il nuovo Monti”, rincara la dose Pier Luigi Bersani che oggi, da Padova, dà il via al tour nel nord-est, fortino della Lega che il Pd spera ancora di espugnare. E sfida i 6 candidati premier ad un confronto tv “sui problemi degli italiani” più che sulle “favole elettorali”. Se Monti segue i consigli del guru di Barack Obama e mena fendenti a destra e sinistra, Pier Luigi Bersani ha deciso di ascoltare chi, nel Pd, gli consiglia di non lasciarsi stritolare, in nome del fair play, tra gli attacchi del Prof e le promesse del Cavaliere. L’offerta di un accordo dopo il voto con i centristi resta valida ma, chiarisce il leader Pd, “lasciamo perdere la grande coalizione”. E soprattutto vale la regola democratica che governa chi vince e, sostiene Bersani a ‘Les Echos’, “non credo che il centro giocherà un ruolo determinante”. Ma, come il Pd non ha intenzione di lasciare a Monti lo scettro dopo le elezioni, anche in campagna elettorale non vuole inseguire i rivali sulla via delle facili promesse. Nessuno, chiarisce Bersani, vuole una manovra in primavera “perché, come gli italiani, siamo stanchi e non si può inseguire la recessione con delle manovre”. Quindi il premier “sia più modesto” quando garantisce che solo con lui non ci saranno manovre ma è vero, come già sostenuto nei giorni scorsi dal leader Pd e oggi dalla Camusso, che il vero tema sarà capire la reale situazione di entrate e uscite rispetto al calo del Pil. Nel 2013, è la priorità di Bersani, “dobbiamo mettere un occhio alla concreta situazione economica e sociale: siamo a posto con i disabili, gli esodati, le risorse per gli ammortizzatori? Vogliamo partire da qui o no? Si deve pensare certo ad un abbassamento del carico fiscale ma non c’é solo il fisco, bisogna dare lavoro”. E “i problemi degli italiani” è il titolo del tema del confronto tv che il segretario Pd propone ai suoi rivali. Tutti e sei, anzi “sei più uno”, scherza Bersani invitando sia Alfano sia Berlusconi, ma non uno di meno. “Tutti i candidati hanno uguale diritto, o tutti o nessuno”, è la linea che, a quanto si apprende, il Pd ha fatto sapere sia alla Rai sia a Sky come condizione per un match tv tra i candidati premier. Confronto sull’Italia reale, vuole il leader Pd, e sui metodi per far andare avanti il paese, senza escludere nessuno. E’, infatti, la difesa della Cgil, come anche di Vendola, il vero nodo che separa Bersani e Monti. E anche nei toni reciproci la distanza pare abissale. “Al governo – è la linea del candidato premier del centrosinistra – tocca indicare la strada, tenere la barra ma chi pensa che coesione e cambiamento sono ossimori è fuori come un balcone. Se distingui tra buoni e cattivi non fai un piacere neanche agli industriali”.

 

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