CASERTA – Bancarotta fraudolenta con condotte delittuose pre e post fallimento. Rosario Colella, imprenditore titolare della Mano’ Marine srl, azienda del settore nautico dai fatturati milionari per alcuni anni e poi chiusa, protagonista di una vicenda di estorsione per cui venerdi’ scorso e’ stato arrestato il sindacalista Fiom (poi espulso) Angelo Spena, che si e’ fatto dare da lui una mazzetta da 20mila euro per non far protestare i 120 dipendenti, e’ destinatario di una misura cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della sezione reati economici della procura diretta dall’aggiunto Fausto Zuccatelli.
Colella, oltre che amministratore e’ stato anche liquidatore della Mano’ Marine srl, dichiarata fallita dal tribunale di Napoli a ottobre scorso. Gli inquirenti lo accusano di aver distratto beni in danno dei creditori per circa 5 milioni di euro, nonche’ materie prime e prodotti finiti e in corso di lavorazione per altri 14 milioni. Per i pm, l’uomo e’ stato il dominus dell’operazione di svuotamento dell’azienda, trasferendo barche e stampi dal cantiere di Carinaro, nel casertano, in uno occulto di Castelvolturno, nella sua disponibilita’, comunicante attraverso un passaggio interno con un terzo intestato ad un’altra societa’ che si occupa di manutenzione e rimessaggio di motori marini. In questo modo ha continuato a vendere barche Mano’ Marine via Internet su vari siti, formalmente intestati a privati o societa’, ma per i magistrati inquirenti riconducibili a lui.
Sottratti all’inventario fallimentare anche motori marini. Imbarcazioni in vetroresina Mano’ Marine sono state anche vendute, sempre on line, dalla Valo’ Marine, attraverso un sito intestato a una famiglia spagnola che opera nel settore dagli anni ’60. Ma i recapiti telefonici pubblicizzati da questa erano quelli dell’azienda fallita, il cui sito era stato oscurato. Colella si e’ servito di diversi ‘depositi’ per i beni aziendali sottratti, da uno a Palermo a uno a Villaricca, nel napoletano, fino alla sede del ‘Soccorso stradale Piscopo’ e la ‘Cooperativa Nuova Bagnoli’ a Napoli.
Durante perquisizioni del novembre scorso fu trovata documentazione contabile nascosta al fallimento. In particolare, in un capannone di Carinaro, intestato al genero di Colella e in uso alla sorella dell’imprenditore, Maria, nell’auto della donna, furono sequestrati un pc e un hard disk che hanno dato una svolta alle indagini. La preoccupazione per quanto nascosto nella sua vettura emergeva dalle conversazioni telefoniche intercettate e compiute dalla donna. Sequestrati stampi di imbarcazioni e un autocarro Mercedes del valore di un milione di euro. Le indagini proseguono per verificare la responsabilita’ di altre persone nella distrazione beni.
Secondo l’accusa, l’imprenditore Rosario Colella, arrestato oggi, sia prima che dopo il fallimento della Manò Marine, avrebbe distratto, a danno dei creditori, beni aziendali per un valore di circa 5 milioni di euro, oltre che prodotti in lavorazione e finiti, per altri 14 milioni di euro.
In particolare le barche già ultimate o in via di allestimento, e gli stampi utilizzati per gli scafi sarebbero stati trasferiti dalla sede operativa di Carinaro (Caserta) in altri capannoni a lui riconducibili ma mai dichiarati, che si trovano a Castel Volturno, Villaricca, Napoli e Palermo. Nel corso delle indagini effettuate dalla Guardia di Finanza é emerso anche che Colella, per svuotare progressivamente l’azienda, ha pubblicato attraverso inserzionisti privati su vari siti internet a lui riferibili numerosi annunci di vendita di barche modello “Manò Marine”; tra le inserzioni è emersa quella della società spagnola “Valò Marine” su cui c’erano le foto delle barche prodotte da Colella.
Ad incastrare l’imprenditore anche la copiosa documentazione sequestrata nei vari capannoni (tra cui un computer portatile e un hard-disk, ndr), sottratta alla curatela fallimentare perché relativa alla situazione contabile dell’azienda; documenti importanti sono stati trovati inoltre nell’auto della sorella di Colella, che è stata anche intercettata mentre manifestava al fratello le sue preoccupazioni proprio per i documenti nascosti nella vettura.