Un racconto ordinato. Che avanza punto su punto lungo gli anni terribili tra la fine della prima e l’alba della seconda Repubblica. Lungo i fili tesi tra il maxi processo, l’omicidio di Falcone, quello di Borsellino, l’arresto di Riina, il ”non ci sto” dell’ex presidente Scalfaro, le indagini di Ingroia.
Il racconto della trama di quella che fu ”la trattativa stato-mafia, senza presunta. E non occorre aspettare le sentenze. Possono anche essere tutti assolti, possono non esserci stati reati. Ma i fatti restano. Sappiamo, e abbiamo le prove”. Ecco, ‘E’ Stato la mafia’, il nuovo spettacolo di Marco Travaglio che ha debuttato al teatro Europauditorium di Bologna. Un racconto dettagliato. Il tono amaro. Una pronuncia scandita, con solo qualche accenno della caratteristica ironia. Un lungo monologo – quasi un saggio parlato – interrotto solo dalle letture (da Giorgio Gaber a Pier Paolo Pasolini; da Ennio Flaiano a Sandro Pertini ”allora – ha commentato ironicamente – l’abbiamo avuto un Presidente della Repubblica, accipicchia”) di Isabella Ferrari e dalla musica elettronica di Valentino Corvino. Circa mille gli spettatori (niente tutto esaurito).
Attenti nell’ascoltare il vicedirettore del Fatto Quotidiano che parla seduto su una poltrona rossa (due poltrone e un finto cartello elettorale con scritto ‘Vota Gaber’; ‘Vota Pasolini’ ecc. a seconda dell’autore declamato, la scenografia). Attenti, ma forse meno caldi che alla prima del precedente, ‘Anestesia totale’. Nella storia ci sono tutti. Dal generale Mori a Massimo Ciancimino; da Nicola Mancino a Marcello Dell’Utri; fino a Loris D’Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale scomparso nel luglio scorso le cui telefonate con Mancino vengono lette e commentate. Senza risparmiare il ruolo avuto dallo stesso Giorgio Napolitano. In apertura dello spettacolo, un prologo: ‘Votate informati’. Un elenco, di inquisiti, condannati e genericamente (per Travaglio) impresentabili che ha preso lo spunto da quello che era il precedente progetto teatrale del giornalista saltato dopo l’anticipo delle elezioni. Una lista di nomi, reati e aspetti (considerati) discutibili dei candidati.
Senza gerarchie o giudizi di valore, in cui finiscono, futuri parlamentari di tutte le liste. Il Movimento 5 Stelle non c’e’. Ma alla fine di questo prologo, sembra quasi di ascoltarne un invito al voto, perche’ ”sapere chi votate e’ responsabilizzante – ha detto – il Parlamento e’ anche tuo, aiutaci a tenerlo pulito”, ha detto richiamando l’iniziativa del blog di Beppe Grillo, ‘Parlamento pulito’, un’iniziativa gia’ citata in precedenza.