Esodo dalle terre istrane e dalmate e foibe sono stati i drammi che hanno contraddistinto le vicende storiche e umane negli anni dal 1943 al 1954 al confine Orientale d’Italia, che ancora sanguinano. E oggi, Giornata del Ricordo, istituita dal Parlamento nel 2004, in varie citta’ d’Italia si stanno rivivendo quei drammi, ricordando, riflettendo e commemorando tutti i caduti.
In tutte le manifestazioni un comune denominatore: spiegare alle giovani generazioni cosa furono quei drammi, perche’ maturarono, perche’ per tanti anni sono stati costretti all’oblio, affinche’ ‘il demone del male’ non possa ritornare mai piu’. Associazioni combattenti, gonfaloni della città di Trieste (Medaglia d’Oro), di Muggia e di tante altre città coinvolte, e per la prima volta un picchetto in armi della scuola militare Nunziatella di Napoli: si è svolta così, davanti a una folla di persone, la cerimonia alla foiba di Basovizza.
Cerimonia alla quale, dopo anni, non è intervenuta nessuna alta autorità o rappresentante del mondo politico. L’anno scorso, c’era il presidente del Senato, Renato Schifani; l’anno prima, quello della Camera Gianfranco Fini. La celebrazione, organizzata da Comune e Provincia di Trieste, Comitato per i Martiri delle Foibe e dalle associazioni legate al mondo degli esuli istriani, fiumani e dalmati, si è articolata nell’ingresso dei gonfaloni, l’alzabandiera, la santa messa officiata dal vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, la “preghiera per gli infoibati” e gli interventi delle autorità.
“La memoria deve essere condivisa, non dobbiamo dimenticare nessuno degli orrori e delle tragedie del Novecento, in particolare quelli che hanno toccato nel vivo la coscienza del popolo italiano dopo tanti anni in cui sono stati nascosti” dice il sindaco di Roma Gianni Alemanno nel rendere omaggio alle vittime della tragedia delle Foibe. Dopo aver deposto una corona d’alloro sull’Altare della Patria in ricordo degli esuli Giuliano-Dalmati e delle vittime delle Foibe, Alemanno ha ricordato la scelta dell’amministrazione di far nascere una ‘Casa del ricordo’ in via di San Teodoro e il protocollo firmato qualche giorno fa che prevede “l’avvio di una collaborazione per individuare progetti, interventi e azioni di interesse comune” per diffondere la storia di quanto accaduto.
Le foibe, cavita’ carsiche a imbuto rovesciato, furono usate come discariche dagli eserciti austroungarico e italiano durante la prima guerra mondiale. Dopo l’8 settembre 1943, soprattutto nell’Istria centrale, divennero la tomba per decine di servitori dello Stato colpevoli solo di rappresentare il ‘dominio’ italiano in quelle terre occupate dal fascismo. La tragica pratica venne poi utilizzata dalle truppe titine sul Carso triestino durante i 40 giorni di occupazione delle citta’ di Trieste e Gorizia per disfarsi cosi’ degli oppositori anticomunisti e dei patrioti italiani.
L’esodo – si calcola che circa 350 mila persone abbiano lasciato le coste istriane e dalmate per riparare chi in Italia chi all’estero – comincio’ subito dopo la fine della guerra mondiale, ma ebbe il suo epilogo quando fu chiaro che l’ex zona B del territorio libero di Trieste sarebbe passato sotto il controllo jugoslavo. Centinaia di migliaia di persone dovettero abbandonare tutto. E proprio il tema del risarcimento, chiesto ora a Slovenia e Croazia, e la ‘revoca’ delle medaglie d’oro italiane a Tito e altri gerarchi comunisti sono oggi al centro delle polemiche di qualche associazione di istriani e dalmati che hanno contestato e disertato le manifestazioni ufficiali.