Di Nicola Turco*
Egregio Direttore, le scrivo in quanto ho letto sul suo sito l’intervento intitolato “Clan e rifiuti, Diana: contro di me si è messa in moto la macchina del fango” (clicca qui per leggerlo), scritto o fatto scrivere da Lorenzo Diana, in cui il suddetto Diana parla di tre “soggetti”, tra cui compare il mio nome. Visto che il soggetto Diana le ha scritto per informare i suoi lettori, per par condicio voglio anch’io informare i lettori, ma non di una ipotetica quanto mai fantomatica “macchina del fango”, ma di fatti reali e comprovati da documenti giudiziari e da parentele che riguardano il soggetto Lorenzo Diana.
Prima di questi fatti, però voglio fare alcune precisazioni, in quanto è doveroso nei confronti dei lettori che il signor Diana tratta alla stregua di marionette capaci di sorbirsi tutte le sue chiacchiere! Lorenzo Diana, infatti, nell’intervento succitato si permette di affermare: “Non mi farò certamente fermare da tale e risibile “macchina del fango” tesa a delegittimare con classico metodo mafioso gli oppositori”, dichiarazione quanto mai ridicola e demagogica, fatta da Lorenzo Diana.
Ma non solo, in quanto il signor Diana si permette di offendere la mia persona e , con essa anche la mia intera famiglia, permettendosi di affermare nei miei riguardi “classico metodo mafioso”, in maniera del tutto gratuita e senza legittimazione, ne’ surroga di fatto alcuno. Anzi! Allora prima di tutto tengo a precisare che io, mia moglie e le nostre rispettive famiglie non sono mai state sfiorate, sin dalla notte dei tempi, nemmeno da lontano dall’ombra di qualche componente nemmeno minimamente legato alla camorra!
Il Diana può dire lo stesso? Di certo no, in quanto ha zii diretti suoi, della moglie, cugini, parenti e chi più ne ha più ne metta non solo condannati ma anche addirittura al 416 bis. E nonostante, davanti all’opinione pubblica, da anni e anni, Lorenzo Diana sostenga che questi suoi parenti sono stati lontani dalla sua persona, non può negare la realtà che suo padre per anni ha lavorato nella discarica di Bortolotto, cioè dello zio, fratello della madre, il famoso Giacomo Diana, detto “Cappellone”, pluripregiudicato, condannato non solo per camorra, ma anche per omicidio.
Il padre di Lorenzo Diana, infatti, per anni e anni ha lavorato in questa discarica e questo lavoro era la fonte di sostentamento della famiglia. Ma questo è solo uno dei tanti parenti di Diana, non coinvolti, ma elementi di spicco della camorra! Vogliamo, infatti, parlare del fratello del padre, degli zii della moglie o dei vari compari e comparielli? Ma non voglio dilungarmi su questo, in quanto tutto ciò è ampiamente e pubblicamente documentato da ordinanze giudiziarie e da condanne. E non solo, ma anche da interrogazioni parlamentari fatte contro Lorenzo Diana, quando era senatore per le sue poco chiare “amicizie e conoscenze”.
Inoltre il Diana , sempre in questo articolo, parla di me citando Roberto Conte, che fu candidato nella lista di Alleanza di popolo alle regionali 2010. E anche qui bisogna precisare, per amore di verità’ e per non confondere i lettori, sia volutamente o inconsapevolmente. Premetto che evidentemente Lorenzo Diana non sa nulla di legislatura elettorale o di come semplicemente vengono presentate le liste elettorali, allora glielo spiego. Le liste vengono preparate, compilate e presentate da due persone che il presidente del partito, in questo caso specifico di Alleanza di popolo, io, incarica con delega notarile, dopo di che il presidente non ha più alcun potere su quella lista.
Il presidente del partito dunque non ha alcun potere, né responsabilità per le liste di ogni zona, né è o può essere a conoscenza di ogni singolo nome inserito in ogni lista, in ogni regione, altrimenti non ci sarebbero le deleghe. Premesso questo, il Conte comunque all’epoca della candidatura fu ritenuto candidabile, anche dallo stesso allora procuratore Gian Domenico Lepore, che fece proprio in riferimento a Conte su “La Repubblica”, il 19 marzo 2010, la seguente dichiarazione: “Il controllo sulle liste è uno screening di rito. Non siamo un ufficio elettorale, dobbiamo solo verificare se siano commessi reati di compravendita del voto”.
Ma nonostante ciò, proprio per questa vicenda della candidatura di Conte, di cui io, Nicola Turco, non ero a conoscenza e che non ho condiviso, ho rifiutato i contributi pubblici che spettavano di diritto al mio partito , contributi che ammontavano a più di € 500.000 (cinquecento mila euro), peraltro unico partito della coalizione e in tutta Italia a rinunciare all’epoca dei fatti! Ma non solo, ho, infatti, anche presentato alla corte d’appello di Napoli una richiesta di decadenza della lista regionale presentata a Napoli, cioè quella contenente il nome di Conte.
Precisato questo, aggiungo ancora che il “classico metodo mafioso” di cui parla, forse, Diana lo conosce molto bene, se ha avuto denunce da parte di alcuni sindaci, e sono seguite anche interrogazioni parlamentari, ma anche queste sono cose note e comprovate da fatti e documenti.
Detto questo, allora io a questo punto chiedo ai lettori chi dovrebbe sentirsi il “minacciato”, in questa vicenda, uno che pubblica e scrive solo atti reali e comprovati da documenti o uno che ha queste relazioni familiari e di amicizia! Visto anche che il sottoscritto, in tanti anni che ha fatto anche politica nel suo paese, ha ricevuto minacce, intimidazioni, furti e rapine di ogni genere, tutte documentate da regolare denuncia, durante gli anni di un’amministrazione di sinistra, voluta e gestita da Lorenzo Diana.
*Presidente Alleanza di Popolo