NAPOLI – “Tutti gli uffici di polizia giudiziaria di Napoli, messi insieme, hanno fatto sul clan Lo Russo meno di quello che ha fatto la squadra mobile, in termini qualitativi e quantitativi”.

Lo ha detto oggi in aula l’ex capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, nel corso del suo controesame al processo su riciclaggio e ristorazione, nel quale è imputato di favoreggiamento, rivelazione di segreto, abuso di ufficio e falso. Pisani ha risposto per alcune ore alle domande dei suoi legali, avvocati Giovanni Cerino e Salvatore Nugnes, soffermandosi in particolare sui rapporti con l’ex capoclan Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia e suo accusatore. “Io, indicato da Lo Russo come colui che gli garantiva l’impunità – si è difeso Pisani – ho indagato su di lui per anni, senza soluzione di continuità”. Pisani ha anche sottolineato di essersi prodigato per la cattura del figlio dell’ex boss, Antonio, latitante per traffico di stupefacenti, che potrebbe essere la persona sfuggita alla cattura nel marzo 2011, quando la polizia, pedinando alcune persone sospette, fece irruzione in un capannone industriale di Casandrino. Il giovane é noto per essere stato fotografato a bordo campo del San Paolo in occasione di alcune partite del Napoli. L’ex capo della squadra mobile ha inoltre esibito vari faldoni di documenti, tra cui tutte le richieste di intercettazione avanzate alla Procura nei confronti di affiliati al clan Lo Russo.

 

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