Chiesta la condanna per il boss del clan dei Casalesi Francesco Bidognetti detto “Cicciotto e’mezzanotte” e per Vincenzo Letizia detto “o’schizzato”. Dopo cinque ore di discussione, dalle 11 di questa mattina fino alle 16, la prima fase della requisitoria finale del pm contro il capo dell’ala stragista del clan dei Casalesi, Giuseppe Setola, e i 45 imputati nel maxiprocesso, che si sta svolgendo presso l’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere, si e’ conclusa con la richiesta della procura di Napoli di condannare sia il boss Bidognetti, ritenuto all’epoca dei primi omicidi della primavera 2008 reggente del gruppo stragista – nonostante gli oltre 18 anni di reclusione al 41 bis – fino al luglio del 2008, quando il boss prende le distanze dalla strategia stragista perche’ era stato coinvolto il figlio Gianluca.
Per Vincenzo Letizia, invece, la Dda di Napoli ha chiesto la condanna per associazione mafiosa ed estorsione. La quantificazione della pena per i due e’ prevista alla prossima udienza. La sentenza, invece, e’ stata fissata per il 20 ottobre prossimo. Oggi e’ iniziata la requisitoria finale dei pm Cesare Sirignano – che ha parlato fino alle ore 14 – e di Catello Maresca, conclusasi poco fa. “Il pentimento di Domenico Bidognetti ha portato alla fuga da Pavia di Giuseppe Setola perche’ quest’ultimo sapeva di essere spacciato. Ma la fuga di Setola ha poi condotto al pentimento l’imprenditore Gaetano Vassallo che si sentiva in pericolo – ha spiegato Sirignano – e Setola, appena sceso a Casal di Principe, durante una riunione in un’abitazione di San Marcellino, stabili’ i primi delitti. Dovevano morire il padre di Domenico Bidognetti, Umberto, Michele Orsi e Domenico Noviello”. E, infatti, tutti e tre vennero trucidati nella primavera del 2008. Stando alla tesi della procura, nella prima fase degli agguati era d’accordo il boss Francesco Bidognetti detto Cicciotto e mezzanotte che, in un colloquio riferito dal figlio Gianluca a Oreste Spagnuolo (poi pentito),si disse mai cosi’ contento prima di quel momento. “La strategia di eliminazione dei parenti dei collaboratori di giustizia prende le mosse dai dettami del boss Francesco Schiavone detto Sandokan – ha dichiarato Maresca – che stabiliva cpme il piu’ forte prendeva il comando del clan”. Il collegio giudicante, presidente Raffaello Magi, a latere Francesca Auriemma e Paola Cervo, ascoltera’ le richieste di pena per i 45 imputati ad ottobre. Poi la parola passera’ agli avvocati difensori.