”Non abbiamo ancora elementi concreti per fare una corretta valutazione del rischio, ma una cosa e’ la consistenza del pericolo, un’altra le effettive conseguenze per la salute”, Lo afferma all’ANSA Maria Caramelli, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
”Abbiamo ricevuto i dati tre settimane fa – spiega – ma sono talmente sorprendenti che, prima di renderli noti, abbiamo preferito effettuare ulteriori verifiche”. ”Il Cesio 137 – spiega ancora – e’ tipico delle emissioni nucleari. Dai dati in nostro possesso e’ possibile che la contaminazione sia dovuta all’incidente di Chernobyl”. Due gli elementi che avvalorano questa ipotesi: ”In primo luogo questo radionuclide si esaurisce in un tempo di gran lunga superiore ai trent’anni – dice – e poi tende a bioaccumularsi negli organi del cinghiale”. Casi analoghi, per altro, sono stati riscontrati anche in Germania e in Austria.
”Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al piu’ presto chiarezza sulle fonti di contaminazione in un Paese come l’Italia, che ha fatto la scelta di non avvalersi del nucleare, a differenza di quanto accade nei Paesi confinanti”. E’ quanto afferma la Coldiretti, sul suo sito Internet, in riferimento alle tracce di cesio 137 nella lingua e nel diaframma di 27 cinghiali del comprensorio alpino della Valsesia, in provincia di Vercelli. Coldiretti sottolinea che il disastro nucleare di Fukushima, in Giappone, ”ha aumentato la sensibilita’ a livello nazionale”. Per un italiano su quattro, sostiene l’associazione sulla base dei dati Eurobarometro, ”la contaminazione dell’ambiente e’ il pericolo piu’ temuto che batte addirittura gli effetti della crisi economica (20%), le paure per la salute che derivano dal consumo dei cibi (17%), il rischio di un incidente automobilistico (11%), la criminalita’ e la malattia, entrambe fonte di preoccupazione per il 10% della popolazione”.