Gli attivisti del gruppo ecologista ultraradicale Sea Shepherd festeggia l’abbandono in anticipo e definitivo della caccia ‘scientifica’ della flotta baleniera giapponese, di ritorno verso il Sol Levante con il magro bottino di meno di 75 cetacei sulla quota pianificata di circa 950.
Il braccio di ferro, anzi l’autentica battaglia nei mari che si ripete ogni anno nelle acque dell’Antartico, ha visto anche in questa stagione prevalere gli ecologisti sulle unita’ di Tokyo, costrette a rinunciare dopo i danni segnati in una serie di violente collisioni fra baleniere e flotta ambientalista. La ‘nave mattatoio’ Nisshin Maru e le navi arpionatrici si sono allontanate dalle acque dell’Antartico australiano, viste come un vero santuario delle balene, dirette verso l’oceano Indiano e ‘scortate’ dalle navi di Sea Shepherd. ”La stagione e’ finita bene per noi. Le condizioni del tempo continuano a peggiorare e sarebbe stato impossibile per i giapponesi uccidere piu’ balene”, ha commentato con evidente soddisfazione il fondatore del gruppo, Paul Watson, sugli oltre 800 cetacei salvati dai colpi di arpione. ”Siamo intervenuti, abbiamo tenuto duro e alla fine abbiamo vinto”, ha aggiunto, rimarcando pero’ di non sapere che reazione aspettarsi dalle autorita’ australiane al suo arrivo a Melbourne atteso la prossima settimana, dato che Watson e’ nella lista dei ricercati dell’Interpol, ”riservata serial killer e criminali di guerra”. Il mandato di cattura e’ stato disposto dal governo del Costarica in seguito a un incidente legato a una campagna contro la pesca degli squali. Il governo giapponese non ha commentato le affermazioni di Sea Shepherd e il console generale a Melbourne, Hidenobu Sobashima, ha affermato che Tokyo non aveva alcuna posizione da esprimere sui movimenti della flotta. Secondo il ministro australiano dell’Ambiente, Tony Burke, non basta sapere che la flotta giapponese ritorna in patria se poi ha intenzione di promuovere una nuova stagione di caccia la prossima estate australe. L’opposizione di Canberra alla caccia alle balene nei mari dell’emisfero meridionale e’ totale, il pretesto di ricerca per fini scientifici e’ illegale e alla base del ricorso presentato insieme con la Nuova Zelanda presso la Corte internazionale di giustizia. ”Speriamo – ha concluso Burke sul punto – che questa sia l’ultima o quasi l’ultima occasione in cui la flotta baleniera nipponica possa comportarsi in questa maniera prima che la Corte internazionale emetta il suo verdetto”, definitivo e risolutivo di un lungo contenzioso ambientalista.