MADDALONI – Nel pomeriggio di ieri, la Squadra Mobile di Caserta, diretta dal Vice Questore Alessandro Tocco, ha eseguito la misura cautelare dell’affidamento in comunità nei confronti del minore B. M., di 17 anni, emessa dall’Ufficio del G.I.P. presso il Tribunale dei Minorenni di Napoli in relazione al reato di tentata estorsione.
La misura nei confronti del giovane è frutto degli approfondimenti investigativi operati dai poliziotti a seguito dell’esecuzione, il 9 Febbraio scorso, di un fermo di polizia giudiziaria, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti di un giovane pregiudicato, MADONNA Michele, nato a Sondrio il 4.11.1983, res. a Maddaloni (CE). Nella circostanza, nell’ambito dei costanti servizi effettuati al fine di contrastare il fenomeno delle estorsioni nei confronti di imprenditori operanti nel comprensorio maddalonese, gli investigatori guidati dal V.Q. TOCCO avevano accertato che, nei giorni precedenti, due giovani si erano recati presso un’azienda di Maddaloni (CE), che opera nel settore della distribuzione all’ingrosso di alimentari e, rivolgendosi al responsabile, avevano rivolto la canonica frase “di mettersi a posto con gli amici di Maddaloni”, alludendo evidentemente al gruppo camorristico attivo nel comprensorio, capeggiato sino a pochi mesi fa dai fratelli D’ALBENZIO, Clemente e Giorgio, referenti in quell’area del clan BELFORTE di Marcianise (CE), entrambi arrestati nei mesi scorsi dalla Squadra Mobile. Gli investigatori, che avevano appreso del raid estorsivo, nonostante non fosse stato denunciato, acquisivano presso l’azienda i filmati ripresi dal sistema di video sorveglianza, riuscendo a identificare i due emissari che, poi, dopo l’iniziale reticenza, venivano anche riconosciuti dal personale dipendente della ditta. Dopo brevi ricerche, gli investigatori della Squadra Mobile, individuavano il MADONNA Michele, che annovera precedenti di polizia per rapina, stupefacenti e contro la persona, che veniva fermato, riuscendo anche ad identificare il giovane lo aveva accompagnato il quale, data la minore età, veniva denunciato in stato di libertà. Pertanto, l’Ufficio GIP presso il Tribunale dei Minorenni, su richiesta della Procura, la quale aveva pienamente condiviso l’esito delle indagini della Squadra Mobile, ritenendo che, con la propria condotta, B. M. avesse denotato un personalità incline alla devianza e che, quindi, ricorresse l’esigenza cautelare di tutela della collettività dal pericolo che il giovane reiterasse le proprie condotte criminose, adottava il provvedimento restrittivo eseguito ieri dalla Polizia di Stato.