Tra i primi a replicare alle parole di Napolitano c’è il presidente dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro: “Ha fatto bene il capo dello stato a richiamare all’ordine chi si permette di minacciare la divisione del paese. Purtroppo non si tratta di “quattro amici al bar”, ma un ministro di questa Repubblica, Umberto Bossi.

Un vulnus che va affrontato in sede istituzionale per verificare la compatibilità con la carica che egli ricopre”. Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd al Senato, dice che da Napolitano “E’ venuta una lezione di politica e democrazia. Gli unici a non essere in sintonia con quelle parole sono la Lega, Bossi e i suoi ministri. Ma è evidente che anche Berlusconi e la sua maggioranza non sono mai stati capaci di opporsi alle stupidaggini leghiste che oggi, in maniera elegante ma ferma, il capo dello stato ha definito grottesche”.

“Cercheremo di andare avanti nonostante la nostra inesistenza”, dice un conduttore di Radio Padania. Ma non serve a placare l’ira degli ascoltatori. “Diceva che non esistevano neanche le foibe, cosa volete aspettarvi da uno che era amico di un certo signor Tito?”, dice una voce ai microfoni aperti. Più arrabbiata Beatrice da Varese: “Quel bell’elemento che non ha mai lavorato perchè ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all’immondizia?”. E intanto l’edizione di domani del quotidiano leghista la Padania titola: “Io esisto e sono padano”.

 

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