L’appuntamento è alle 14 presso la Sala della Regina a Montecitorio, dove dovrebbero riunirsi tutti i parlamentari del M5S, senatori e deputati, per discutere della linea in vista delle consultazioni con il Capo dello Stato ma soprattutto per aprire il ‘dossier dissidenti’.

Sul banco degli imputati ci sono quei senatori che hanno votato per Piero Grasso alla presidenza di Palazzo Madama senza attenersi alle indicazioni della maggioranza del gruppo parlamentare. Il ‘codice di comportamento’ del M5S prevede, infatti, che i parlamentari si attengano scrupolosamente alla linea decisa a maggioranza, pena la proposta di espulsione dopo una riunione congiunta dei gruppi di Camera e Senato. A confronto oggi chi chiede l’applicazione rigorosa del regolamento e chi, invece, ritiene eccessiva la misura dell’espulsione per “chi ha agito secondo coscienza”. Tra i senatori sembra prevalere la linea del ‘perdono’: anche il capogruppo Vito Crimi ha dichiarato nei giorni scorsi di non voler “crocifiggere” i cosiddetti dissidenti. Più rigida la posizione dei deputati che pur senza parlare di “tradimento”, come fatto da Beppe Grillo, chiedono che chi ha votato Grasso si assuma le proprie responsabilità di fronte ai gruppi parlamentari riuniti. Difficile in ogni caso che si arrivi all’espulsione dei senatori. Il regolamento, infatti, prevede che i gruppi possano solo proporla agli iscritti che sul web avranno poi l’ultima parola in merito. Le eventuali dimissioni dei parlamentari dovrebbero comunque essere ratificate dalle Camere con un voto in Aula: improbabile che Pd e Pdl diano il via libera alla ‘cacciata’.

 

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