VILLA LITERNO – “Non so, non ricordo. Non so, non ricordo. Non so, non ricordo”. Più che un collaboratore di giustizia, Luigi Guida sembrava Totò nel celebre film “Lo smemorato di Collegno”. Nell’udienza di stamane presso il tribunale di Santa Maria C.V. (giudice Orazio Rossi), nell’ambito del processo a carico, tra gli altri, di Enrico Fabozzi, il pentito non è stato in grado di rispondere a quasi nessuna delle domande dell’avvocato Mario Griffo.
Collegato in videoconferenza, Guida è caduto più volte in contraddizione rispetto alle dichiarazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare, che fece scattare, il 15 novembre 2011, l’arresto del consigliere regionale ed ex sindaco di Villa Literno. Incalzato dall’avvocato di Fabozzi, il collaboratore di giustizia ha risposto con una raffica di “non so, non ricordo”.
Vuoti di memoria grandi come voragini su vicende fondamentali per accertare la verità. Forse non ricorda perché i reati che addebita all’ex sindaco di Villa Literno non sono stati commessi? Dal racconto, per certi versi farsesco, di Guida il dubbio assume i contorni della certezza. Cerchiamo di andare con ordine, anche se non è per nulla facile trovare il bandolo della matassa nel coacervo di accuse infondate e senza riscontri oggettivi di un pentito dalla memoria corta.
Il collaboratore di giustizia aveva affermato, nell’esame condotto nell’udienza precedente dal pm Antonello Ardituro, di aver stipulato, per conto dei Casalesi, un patto, tramite Nicola Ferraro, con l’allora primo cittadino liternese per pilotare gli appalti pubblici. “Tantissimi appalti pubblici”, precisò Guida. Ma quando l’avvocato Griffo, nel controesame di stamane, gli ha chiesto quali sarebbero stati gli appalti truccati, il pentito (capozona del clan a Villa Literno) ha elencato, se così si può dire, soltanto due presunti casi: la concessione di un’area per l’impianto di bonifica dei rifiuti liquidi, gestito dai fratelli Roma; e l’appalto per la realizzazione di una piazzola per le ecoballe.
Peccato, per lui, che su entrambi gli episodi sia stato messo all’angolo dall’avvocato Griffo con delle domande semplici semplici. Eccole. Il legale: “Lei ha mai fatto pressioni su Fabozzi in riferimento all’impianto dei fratelli Roma? Il pentito: “No”. Il legale: “Quale ditta si occupò dei lavori per la piazzola delle ecoballe? Il pentito: “Non ricordo, dei lavori non mi occupavo personalmente”.
Ma come? Il capozona dei Casalesi, colui che ha stretto il patto con Fabozzi e Ferraro, non si occupava personalmente dei lavori? Ridicolo. Altro che ecoballe, qui si tratta solo di balle. Insomma, tante chiacchiere, nessun fatto concreto. Nessun riscontro. Nessuna prova. E fra l’altro quali sarebbero stati i “tantissimi appalti truccati”? Guida non n’è indica altri in modo specifico.
Parla genericamente dei lavori per il ponte della ferrovia (mai fatti). Precisa però che si trattava solo di piccole opere affidate alle ditte indicate dal clan direttamente dal sindaco Fabozzi. Altra bugia: tutte le opere di piccola entità venivano realizzate dai lavoratori socialmente utili, che usufruivano di un’integrazione salariale. Basta leggere gli atti dell’allora amministrazione.
Ma lo scivolone più clamoroso di Guida riguarda il presunto incontro tra lui, Fabozzi e Ferraro al ristorante “Le Cascate”, nel 2003, circa un mese dopo le elezioni comunali di Villa Literno. Il collaboratore di giustizia sostiene che in quel ristorante si sarebbero svolti diversi incontri (organizzati da Ferraro) tra lui e amministratori locali, tra cui anche l’ex sindaco di Castel Volturno Francesco Nuzzo.
In riferimento all’incontro con Fabozzi, che sarebbe avvenuto nel 2003, Guida dichiara che si trovava nel ristorante assieme a Ferraro, mentre Fabozzi e Nuzzo erano a Villa Literno. Secondo il pentito, i due (Fabozzi e Nuzzo) erano in accordo, sempre tramite Ferraro, per l’appalto per la realizzazione del polo nautico.
Però c’è un piccolo particolare che Guida trascura: le elezioni di Villa Literno e il presunto incontro al ristorante “Le Cascate” risalgono al 2003, mentre Nuzzo è diventato sindaco ben due anni dopo, cioè nel 2005. Basterebbe già questo per comprendere che il fantomatico incontro tra lui, Fabozzi e Ferraro non c’è mai stato. E già questo dovrebbe essere sufficiente, in uno Stato di diritto, per bollare per sempre come inattendibile un pentito smemorato e bugiardo.
Ma non finisce qua. In tutti gli interrogatori, sia durante le indagini preliminari, che nel corso del processo a suo carico, Nicola Ferraro, ha sempre dichiarato (almeno una decina di volte) che Fabozzi non si è mai incontrato con Guida. Pur ammettendo di avere avuto lui incontri con il pentito (essendo stato minacciato dal clan), Ferraro ha puntualmente e in ogni sede smentito che l’ex sindaco di Villa Literno abbia mai incontrato esponenti dei Casalesi.
Il pentito come lo smemorato di Collegno? No, perché Totò era il principe della risata, mentre Guida è il principe delle bugie.
Mario De Michele