E’ una mostra, un concerto, uno show, e molto di più. David Bowie viene acclamato a Londra in un evento che lo celebra come icona del nostro tempo. E’ la mostra ‘David Bowie is’, in programma al Victoria and Albert Museum dal 23 marzo all’11 agosto, e realizzata in collaborazione con Gucci e Sennheiser. L’immenso edifico vittoriano di South Kensington è stato trasformato in un ‘tempio’ della musica pop.
E al suo interno ci sono oltre 300 oggetti simbolo della carriera del ‘duca bianco’, che arrivano dalla sua collezione personale. Si tratta di abiti indossati in video, concerti, film, poster, dischi, fogli di carta su cui Bowie ha scritto canzoni, e ancora video e disegni di un genio che ha sperimentato ogni forma d’arte. Nelle sale sono stati installati schermi giganti, a formare una sorta di palcoscenico, per dare una esperienza ‘fisica’ delle musiche del ‘duca bianco’ in tutta la sua carriera che arriva sino ad oggi. Anzi, che ancora lo vede in vetta alle classifiche col suo ultimo album ‘The Next Day’. “Bowie ci ha aperto i suoi archivi – ha detto in un’intervista all’ANSA Geoffrey Marsh, curatore dell’evento – ma non abbiamo mai potuto parlare con lui direttamente, solo col suo archivista, che ci ha dato qualche indicazione. Speriamo che la mostra gli possa piacere”.
Bowie è rinomato per la sua riservatezza e ha scelto di restare lontano dal pubblico pur continuando a fare musica. “Ha lasciato ormai un’impronta così forte nella cultura contemporanea – ha aggiunto Marsh – che se anche non si fa vedere fisicamente parlano per lui la sua icona e le sue canzoni”. Non è un caso se a rappresentare Bowie ci sono 60 vestiti realizzati da stilisti celebri. Come la tuta ultra-aderente di ‘Ziggy Stardust’ (1972), disegnata da Freddie Burretti, o le creazioni in stile samurai fatte da Kansai Yamamoto per il tour ‘Aladdin Sane’ (1973), e infine il cappotto con riprodotta la bandiera britannica, creato da Alexander McQueen e indossato da Bowie per la copertina dell’album ‘Earthling’ (1997).
Fra i pezzi unici di una mostra da tutto esaurito ci sono i fogli scritti a mano di alcune canzoni. Come la celebre ‘Life on Mars?’, che Bowie mise nero su bianco nel 1971, in un’ora sola, provandola poi al pianoforte. Ma anche ‘Fame’ (1975), ‘Heroes’ (1977) e ‘Ashes to Ashes’ (1980). Nella mostra si scopre anche il Bowie attore, di cinema e teatro. C’é il costume indossato nella piece di ‘Elephant Man’, in cui l’artista si mise nei panni di Joseph Merrick, l’uomo odiato per la sua deformità. Bowie è stato anche questo, e molto di più.