TORRE ANNUNZIATA – Avevano acquistato un bar e un appartamento nella zona di via Roma a Torre Annunziata (Napoli) reinvestendo i proventi dello spaccio di sostanze stupefacenti. Per questo motivo i due immobili, intestati a persone arrestate lo scorso 30 novembre, sono stati posti sotto sequestro. A eseguire il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del tribunale di Torre Annunziata su delega della procura della Repubblica oplontina sono stati i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli.

Le indagini dei finanzieri torresi hanno consentito di risalire a un bar di via Roma nelle disponibilità dei coniugi Francesco Fiorillo e Serefina Livello, entrambi raggiunti da misure cautelari nell’ambito dell’operazione “Biancaneve” nella quale furono coinvolti a vario titolo 27 persone. Fiorillo e Livello, entrambi quasi privi di redditi leciti, un mese prima di essere arrestati – secondo quanto stabilito dalla Guardia di Finanza – avevano acquisito la gestione dell’ attività commerciale, ristrutturandola e arredandola con nuove attrezzature, con un investimento di decine di migliaia di euro ritenute dagli inquirenti provento illecito dell’attività di spaccio che i due gestivano nel quartiere Murattino di Torre Annunziata. Sottoposto a sequestro preventivo anche un appartamento, pure in questo caso acquistato – come sostengono gli inquirenti – da Elena Piconia (anch’essa detenuta dallo scorso 30 novembre) esclusivamente grazie ai proventi dello spaccio di droga. Al momento del sequestro, i finanziari hanno anche scoperto che l’appartamento utilizzava abusivamente l’energia elettrica dalla rete pubblica. “Lo scenario economico-criminale disvelato dalle Fiamme gialle – scrive il procuratore della Repubblica, Alessandro Pennasilico – è il risultato delle indagini patrimoniali delegate dalla Procura di Torre Annunziata per individuare e sequestrare i patrimoni accumulati dagli appartenenti ai sodalizi criminali impegnati nelle illecite attività di spaccio di sostanze stupefacenti che, negli ultimi anni, hanno trasformato la città oplontina in supermercato dove acquistare cocaina, crack e marijuana venduta a ‘clienti’ provenienti dalle province di Napoli e Salerno”.

 

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