CASERTA – Il 27 e 28 marzo si terrà a Caserta presso l’Hotel Vanvitelli il IV Congresso regionale della Cisl Funzione Pubblica. Nella prima giornata i lavori si apriranno alle ore 9.30, con l’introduzione e relazione del Segretario Regionale Rino Brignola e si concluderanno alle 18.30. Nel corso della seconda giornata verranno eletti i componenti del Consiglio Generale della Cisl Fp Campania, i delegati al IV Congresso Cisl FP nazionale e i delegati al XI Congresso Cisl Campania. I lavori si apriranno alle 9.30 e termineranno alle 12.30.
Saranno presenti i Segretari Generali delle altre province della Campania, Carmine Lettieri per Caserta, Pietro Antonacchio, Salerno, Doriana Bonavita, Irpinia-Sannio, Area metropolitana di Napoli, Salvatore Altieri. Interverranno inoltre il Segretario Cisl Usr Regione Campania Lina Lucci e il Segretario Nazionale Cisl Fp Giovanni Faverin.
Tra le numerose autorità regionali invitate, ospiti di casa il Sindaco di Caserta Pio del Gaudio e il Presidiente della Provincia Domenico Zinzi.
“E’ un Congresso di grande importanza – spiega Rino Brignola – introduce novità che inizieremo a sperimentare alla fine della stagione congressuale con gli accorpamenti categoriali che, per quanto ci riguarda, porteranno all’unificazione in una unica grande Federazione del lavoro pubblico tra la nostra categoria, quella della Scuola e quella dell’Università e ricerca.
Intanto riteniamo di grande interesse la riforma ed il modo con cui essa si va realizzando nella nostra realtà regionale: gli accorpamenti delle province di Avellino e Benevento nella nuova Unione Irpinia Sannio; la trasformazione del territorio partenopeo in Area metropolitana accorpata alla USR; i processi di rinnovamento messi in campo negli altri territori, sono solo la prima fase che si concluderà come detto con gli accorpamenti di categorie.
E poi vi sono le numerose battaglie che ancora stiamo combattendo – continua il Segretario – tra queste quella per le inadempienze della Regione Campania nei confronti delle Comunità Montane. E’ necessario ed urgente aprire un tavolo con la Regione per trovare soluzioni condivise e risolvere definitivamente tale annosa problematica: in questo contesto riteniamo non peregrina l’ipotesi di poter consorziare il personale e le attività, titolandole alle Unioni dei Comuni montani.
In merito alla Sanità in Campania, il settore storicamente è stato sempre terreno di conquiste per un mondo della politica che vedeva in esso un facile terreno di coltura per preparare e poi acquisire consensi elettorali, a quanto rappresentato si aggiunge la responsabilità, talvolta grave, dei vari attori del sistema, a cominciare da quelli dello stesso mondo sindacale, per proseguire con i Dirigentid’Azienda ed i professionisti che hanno l’incombenza dell’ organizzazione e della conduzione della “macchina salute”.
Di seguito un estratto della relazione sulla sanità del Segretario Brignola.
La vicenda della stesura e della non realizzazione del Piano Ospedaliero Regionale, appare quanto mai rappresentativa e sintomatica del mondo della Sanità Campana.
Un sistema che non riesce a coniugare una teoria programmatoria già di per sé sofferta con una realizzazione pratica della stessa.
Il Piano Ospedaliero, per stessa ammissione dei suoi estensori, non voleva essere una semplice rideterminazione al ribasso dei posti letto in regione Campania per assolvere le esigenze del Piano di rientro, bensì desiderava assicurare”… una riqualificazione dell’offerta, … determinando un riequilibrio tra i posti letto per acuti e quelli di riabilitazione e/o lungodegenza, articolati in rete per bacini assistenziali omogenei…” (estratto dalla premessa del Decreto 49/2010)
Rispetto al precedente Piano Ospedaliero, il rapporto posti letto/abitanti, era portato al 3,4 per mille, ben al di sotto, come si è avuto modo di costatare in seguito, al 3,7 per mille previsto come standard nazionale dalla legge sulla Spending Review.
Milleqattrocentoquarantanove posti letto per acuti cancellati e novecentocinquantatre posti letto per acuti da riconvertire in posti di lungodegenza e di riabilitazione (455 per la sanità pubblica e 498 per quella privata)!
La posizione della Cisl confederale e della Cisl Fp era chiara sulla vicenda: a fronte della cancellazione dei posti letto e della trasformazione di altri in lungodegenza e riabilitazione, si doveva programmare un percorso di contestualità di azione.
Tale percorso doveva far procedere di pari passo le dismissioni con le riconversioni, e doveva realizzare il contemporaneo ampliamento della rete territoriale/distrettuale dell’assistenza, affinché la stessa fosse in grado di intercettare il bisogno di prevenzione e cura del cittadino, prima che tale bisogno diventasse oggetto di ricovero ospedaliero.
Purtroppo, non è andata così!
Ad oggi, tutto quello che doveva essere chiuso (e anche di più) è stato chiuso e tutto quello che doveva essere riconvertito non lo è stato.
Per non parlare del settore privato, dove, ad esempio, da oltre tre anni mancano all’appello i 420 posti letto di Villa Russo.
Altro che “riqualificazione dell’offerta”, in Campania assistiamo da tempo ad una continua “offerta al ribasso dell’assistenza”!
Lo stesso dicasi per l’assistenza distrettuale o peggio ancora per l’A.d.i. (Assistenza Domiciliare Integrata) che riguarda gli anziani e non solo.
Occorre citare, a tal proposito, le stesse posizioni e gli obiettivi espressi dalla Struttura Commissariale, proprio sull’A.d.i., nel Piano Sanitario Regionale 2011-2013.
In Regione Campania nel 2008, i pazienti assistiti ultra65 in A.d.i. erano 16.918.
L’obiettivo che si poneva il Piano Sanitario era quello, nel 2012, di assistere in A.d.i. 32.989 anziani.
I dati, come sempre avviene in Campania, al momento non sono ancora disponibili per il 2012, anche se da una nostra indagine interna alle Asl risulta che gli assistiti siano addirittura diminuiti rispetto al 2011, data anche la ormai nota, progressiva ed inarrestata diminuzione di personale sanitario nella nostra Regione.
Ma quello che maggiormente può dare l’idea dello stato complessivo di ritardo accumulato in questo delicato settore ci viene dal paragone con altre Regioni.
Nel 2008, e non nel 2012, secondo dati Istat, la situazione di tutti i casi trattati in A.d.i. (prevalentemente anziani) era la seguente:
In Campania 19.555
Nel Lazio 55.501
In Emilia Romagna 68.923
Nel Veneto 69.677
In Piemonte 24.842
Volendo soffermarci ad analizzare la Regione Lazio, che si trova in condizioni, per numero di abitanti e per la presenza del Piano di Rientro, simili alle nostre, appare evidente il nostro storico, abissale ritardo in queste forme di assistenza, che dovrebbero essere invece considerate all’avanguardia, sia per il positivo impatto sociale di cui sono portatrici sia per il risparmio economico che da esse ne deriva sulla spesa sanitaria.
Circuito delle “reti assistenziali”, sistema di cure domiciliari, integrazione socio-sanitaria, mai, come in questo momento in Regione Campania, suonano come parole vuote, prive del vero significato di protezione sociale.
In Campania, siamo ormai quasi alla scadenza dei tempi massimi previsti dal crono-programma per l’attuazione del Piano Ospedaliero, lo stesso dicasi per il Piano Sanitario, purtroppo, siamo ben lontani dagli obiettivi fissati.
Non esistono soluzioni facili ma, a nostro avviso, punti fermi dai quali partire:
- ·Definizione degli Atti Aziendali e relative dotazioni organiche a regime;
- ·Attuazione del Piano Ospedaliero con crono-programma;
- ·Piano di assunzione con priorità alla stabilizzazione dei precari;
- ·Equilibrio e definizione, rispetto ai punti precedenti, dei volumi di prestazione e di spesa con i settori della sanità privata;
- ·Regole condivise sul confronto sindacale evitando interventi unilaterali (ormai quasi quotidiani).
Su questi punti non ci aspettiamo miracoli, pretendiamo, però, un programma serio, concordato con le parti sociali, che si concretizzi entro i prossimi tre anni.