di Vincenzo Viglione In queste settimane, e in maniera spasmodica nelle ultime ore, la parola che domina il panorama politico italiano è responsabilità. Il riferimento ovviamente è all’atto di fede che Beppe Grillo e i parlamentari del MoVimento 5 Stelle avrebbero dovuto accordare a Bersani per consentire al segretario del Pd di formare il nuovo governo grazie al voto di fiducia dei senatori in quota 5 Stelle (alla Camera, come sappiamo, il problema non sussiste).
Bene, dopo il no espresso ieri in sede di consultazione dai capigruppo alle camere del MoVimento Crimi e Lombardi, le critiche già fioccanti alla linea politica di totale chiusura al dialogo con i vecchi partiti fissata da Grillo e compagnia si sono sensibilmente inasprite. Al punto da spingere il principale house organ del Pd, l’Unità, a titolare di un patto Berlusconi-Grillo per fermare quel cambiamento di cui Bersani dovrebbe rappresentare l’emblema.
Ma le critiche, si sa, quando c’è di mezzo la politica ci stanno tutte. Basti pensare alla campagna elettorale. Prima è un covo di fascisti (vedi la vicenda CasaPound), poi un ricettacolo di comunisti raccattati nei centri sociali (così parlò il cavaliere senza vista), poi un branco di scalmanati, incompetenti, sui quali, come saggiamente suggerito dal buon Enrico Letta, non bisognava disperdere voti, scegliendo piuttosto il consenso al Pdl.
Subito dopo il voto, complice anche l’inatteso esito delle urne, è ricominciata la cantilena. Prima le critiche all’atteggiamento ritenuto antidemocratico nei confronti della stampa italiana, poi la derisione per lo zero nella casella dei progetti di legge depositati alla Camera, poi il tagliafuori sulla presidenza delle Camere (riuscito con un colpo da manuale d’ispirazione dalemiana). Insomma, questo MoVimento 5 Stelle, è un problema. Che fare? Semplice, scarichiamo su di loro la responsabilità sulla formazione del nuovo governo così completiamo l’opera, magari se la fanno addosso dalla paura e il gioco è fatto. Operazione riuscita. Manco pe’ niente, direbbero in Cornovaglia!
A fine consultazione la chiusura della porta al dialogo con il Pd è seguita dalla tripla mandata del no alla fiducia a un governo guidato dall’uomo di Bettola, dove pure i suoi concittadini gli hanno preferito il centrodestra.
Conclusione: Grillo e la banda stellotti sono un manipolo di irresponsabili. E giù rimproveri, alcuni anche piuttosto rabbiosi, da parte dell’elettorato di centrosinistra. Rimproveri che risultano comprensibili nella misura in cui si invoca la famigerata stabilità, la governabilità, la possibilità di fare le grandi riforme per il bene del Paese.
Quello che risulta molto meno comprensibile è l’atteggiamento, a dir poco grottesco, di alcuni elettori o simpatizzanti o quello che vogliono loro, del centrosinistra quando affermano che Grillo e la banda stellotti stanno perdendo la grande opportunità di tenere Bersani per le palle e di obbligarlo a compiere quelle riforme che il MoVimento tanto insegue.
Incredibile! Pigi, a conti fatti, se re Giorgio dovesse richiamarti, pensaci bene prima di accettare..con questi estimatori…
Vincenzo Viglione