La condanna di Gesu’ fa emergere in filigrana quei molti ‘Pilato’ che “tengono nelle mani le leve del potere e ne fanno uso al servizio dei piu’ forti”. Lo denunciano le meditazioni lette questa sera al Colosseo nel corso della Via Crucis presieduta da Papa Francesco.
Mentre al peso della Croce che piega le spalle di Gesu’, affermano i giovani libanesi che hanno preparato il testo insieme al patriarca Bechara Boutros Rai, si aggiunge quello del mondo che piega le sue spalle sotto il “laicismo cieco”, che vuole soffocare la fede e la morale, o il “fondamentalismo violento che prende a pretesto la difesa dei valori religiosi”. I giovani libanesi, hanno sviluppato una intensa preghiera che abbraccia singole categorie di persone, come le donne e la loro dignita’ spesso violata, o i giovani vittime di felicita’ “artificiali”. Papa Francesco e’ sulla terrazza del Palatino dove arrivera’ la Croce nella 14esima Stazione: dalla fine del Pontificato di Giovanni Paolo II e’ questa la sede del Pontefice ogni Venerdi’ Santo. Le torce accanto alla Croce sono tenute da due giovani della Diocesi di Roma e da due giovani libanesi, mentre la Croce e’ portata, oltre che dal vicario di Roma cardianle Agostino Vallini, da due seminaristi cinesi, da due frati francescani della Custodia di Terra Santa, da due religiose dell’Africa e da due religiose del Libano, da due giovani del Brasile, da due famiglie provenienti dall’Italia e dall’India e da un malato.
Presenti al Colosseo anche tre degli autori delle meditazioni della Via Crucis: Gioia, Carlos e Marielle, tutti membri del Patriarcato maronita di Berke’. Molto incisivo il brano che descrive la chiamata del Cireneo, simbolo dell’uomo che portando la sua croce dietro Gesu’ la accetta perche’ essa “puo’ inchiodare alla sedia ma non impedire di sognare”, “puo’ appesantire l’anima ma non derubare della liberta’”.
Il gesto di pieta’ della Veronica che asciuga il viso di Gesu’ invita a fare altrettanto per l’uomo in miseria, che soffre. Aiutaci, invoca la preghiera che segue, ad “asciugare dal suo volto le tracce della poverta’ e dell’ingiustizia”. Arriva poi la seconda caduta. Gesu’, si sottolinea, si rialza “forte della fiducia infinita” che nutre in Dio suo Padre. Per l’autore e’ l’occasione di ricordare chi questa fiducia rischia di perderla, come i cristiani in Medio Oriente – e dunque di pregare perche’, pur in “una terra lacerata dall’ingiustizia”, siano consolati e resi forti. L’incontro di Gesu’ con le donne lungo la Via Dolorosa e’ occasione per riflettere sulla loro dignita’ e quella di ogni donna.
“Il mondo e’ pieno di madri afflitte”, di donne “violentate dalle discriminazioni, dall’ingiustizia e dalla sofferenza. O Cristo sofferente ? termina la preghiera ? sii la loro pace e il balsamo delle loro ferite”. La terza caduta di Gesu’ prima di giungere alla Croce accende la riflessione sulla Chiesa “oppressa sotto la croce delle divisioni” e la preghiera perche’ i cristiani si rialzino e avanzino “sulla via dell’unita’”. La decima stazione, Gesu’ spogliato delle vesti ? e’ in certo modo eco della settima: il pensiero va, si legge, “ai figli delle Chiese orientali” spogliati e indeboliti “da varie difficolta’”, come la persecuzione e l’emigrazione, per i quali viene invocato “il coraggio di restare nei loro Paesi e comunicare la Buona Novella”.
Nell’undicesima stazione riecheggiano i colpi di martello che inchiodano Gesu’ alla Croce, ognuno dei quali e’ paragonato a un “battito del cuore” immolato che diventa rifugio per ogni persona. In particolare, qui la preghiera e’ per quei giovani, “vittime della droga, delle sette e delle perversioni”, perche’ la felicita’ che cercano la scoprano nell’Amore di chi ha dato la vita per loro. La dodicesima stazione e’ il momento del grido di abbandono e della morte e il pensiero e’ perche’ sia aperto il cuore di chi la morte la provoca pensando di difendere un diritto con l’aborto, l’eutanasia, o la mette in pericolo con tecniche rischiose.
Poi, Gesu’ viene calato dalla croce in braccio a sua Madre. “Sembra la vittoria della violenza e invece – commenta la Radio Vaticana – e’ un seme di pace: quella che in questa circostanza viene invocata per i Paesi in guerra e specie per il Medio Oriente”, perche’ “recuperi lo splendore della sua vocazione di culla di civilta’ e di valori spirituali e umani”. Infine, il Sepolcro: e’ il momento in cui, si nota, la morte “esige una speranza salda, una fede viva”. La preghiera e’ per chi “cerca il senso della vita” e per “quanti hanno perso la speranza”, perche’ non si accontentino piu’ “di una vita priva di bellezza e di significato”.