Una notte di riflessione e domani si conosceranno i frutti di questa meditazione. Verso un Governo del presidente o di scopo. Magari con un nome diverso e con alchimie ancora da dosare. Ma solo se Pd e Pdl trovano una intesa. Perche’ al momento e’ stallo tra i due competitor.

Uno stallo che potrebbe portare anche alle dimissioni del Capo dello Stato per favorire una soluzione dell’impasse con un nuovo presidente al Quirinale con pieni poteri. Ma bisogna agire velocemente, perche’ il tempo stringe: ”l’Italia affronta una fase cruciale di ricambio democratico ai vertici delle istituzioni”, ha scritto il presidente della Repubblica in un messaggio a papa Francesco che ben descrive la preoccupazione del Colle.

Al termine di una giornata tesissima durante la quale si sono intrecciati i rumors piu’ diversi, Giorgio Napolitano ha scelto di prendersi una pausa di riflessione, anzi ”un momento”, come ha spiegato il portavoce Pasquale Cascella. Una sola notte di meditazione visto che gli sforzi del capo dello Stato in serata sembrano in parte premiati. A testimonianza del nervosismo che ha dominato questo venerdi’ di passione c’e’ da registrare come le consultazioni siano state per ore accompagnate proprio dall’indiscrezione che il Capo dello Stato potrebbe anche dimettersi come gesto estremo, e forse di pressione, per far avanzare una trattativa bloccata.

Lo conferma il fatto – si e’ appreso – che proprio il Pd si sarebbe premurato di chiedere al presidente della Repubblica di non farlo perche’ una sua uscita di scena avrebbe veramente aperto le porte ad elezioni anticipate con il Porcellum. Proviamo a fare una sintesi di queste consultazioni lampo con le quali il presidente – constate le difficolta’ di Pier Luigi Bersani – ha scelto di gettare sulla sabbia dell’arena tutta la propria autorevolezza e il peso del suo ruolo.

La premessa e’ che il tentativo di Bersani di coinvolgere il Movimento cinque Stelle e’ naufragato definitivamente con i toni aggressivi usati oggi da Beppe Grillo in una diretta streaming in concorrenza mediatica con le consultazioni al Quirinale. Rimangono ora solo Pd e Pdl per riportare la barca dell’Italia almeno in linea di galleggiamento. Chiuso quindi il capitolo ‘Governo di cambiamento’ (Nichi Vendola ha continuato a chiederlo fino all’ultimo), e’ entrato in scena Silvio Berlusconi che, accompagnato da Roberto Maroni, ha rilanciato la necessita’ di un Governo politico con il Pd spingendosi fino al punto di dare il proprio sostegno ad un esecutivo a guida Bersani.

Troppo per il segretario del Pd e per buona parte del suo partito gia’ intento a leccarsi le ferite aperte dagli sgarbi grillini. Quando in serata Enrico Letta (Bersani assente in quanto presidente ‘pre-incaricato’) esce dallo studio del presidente si capisce che forse c’e’ la svolta. ”Al presidente della Repubblica confermiamo fiducia piena e profonda gratitudine. Non mancher… il nostro supporto responsabile alle decisioni che prender…”, spiega il vice segretario confermando che il Pd si tappera’ il naso e votera’ qualunque esecutivo uscira’ dal cilindro presidenziale. Certo, il Pd detta alcune condizioni: prima fra tutte che sia quanto di piu’ lontano possibile dal governissimo, formula indigeribile per la base. E che sia tenuto in piedi il concetto del doppio binario, riassumibile in quel termine pescato dal laboratorio un po’ burocratico dell’Unione europea: la ‘Convenzione’ per le riforme costituzionali.

Su questo nessun problema a lavorare con il Pdl. In serata anche il Pdl sembra piu’ malleabile, ma solo nella forma, forse dopo aver registrato le difficolta’ di Bersani. Tocca ad Alfano usare le stesse parole di Enrico Letta: ”a questo punto, ci rimettiamo con fiducia alle valutazioni del Presidente Napolitano”. Ma con la premessa che il punto di partenza deve essere un governo politico di larghe intese.

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui