L’appuntamento è per domani mattina alle 10 al Quirinale, poi i 10 ‘saggi’ consegneranno a Giorgio Napolitano il frutto dei loro 10 giorni di lavoro. Non si sa se la cabala dei numeri porterà fortuna al memorandum dei ‘facilitatori’, mentre è già chiaro l’uso che il Capo dello Stato ne farà: lo consegnerà al suo successore da qui a pochi giorni, perché abbia una panoramica chiara sulle principali questioni da affrontare nei prossimi mesi.
Termina così il ‘conclave’ del gruppo di lavoro istituzionale (Violante, Quagliariello, Onida e Mauro) e della task force economica (Giovannini, Pitruzzella, Rossi, Moavero Milanese, Bubbico e Giorgetti) chiamati al Colle da Napolitano per facilitare un’intesa politica sulle priorità per il Paese. Ovviamente toccherà al nuovo Parlamento e al nuovo governo il compito di ‘declinare’ la bozza su riforma dello Stato e legge elettorale e quella su crescita, welfare, fisco. I saggi si limitano ad indicare una via da percorrere, mettendo nero su bianco i principali punti di condivisione, ma anche le irrimediabili divergenze. Inutile attendersi dalla consegna dei dossier indicazioni risolutive sulla legge elettorale, il nodo principale da sciogliere. Dai saggi non arriveranno che linee guida, criteri aperti, raccomandazioni: favorire la governabilità (con un’alta soglia per accedere al premio di maggioranza), stoppare il proliferare di piccole forze (alzando al 5% l’asticella dello sbarramento), dare ai cittadini la facoltà di scegliere chi li rappresenta (con preferenze o collegi uninominali). Nessuna concreta ipotesi di modifica del Porcellum o del Mattarellum, né indicazioni rigide sulla forma di governo (anche se sono state valutate forme di rafforzamento del premier, sulle quali insiste il Pdl). Dalle maglie della segretezza imposta dal Colle è sfuggita qualche indiscrezione sui tagli ai costi della politica, modifica dei regolamenti parlamentari, riduzione del numero dei parlamentari (da 630 a 470 i deputati, con un Senato delle Regioni formato da consiglieri regionali e l’ulteriore ‘taglio’ di 315 senatori). Top secret invece l’esito sulle questioni affrontate per ultime: legge anticorruzione, riforma del processo civile, federalismo fiscale. Prima di chiudere il loro dossier, i saggi economici hanno intanto consultato ieri Piero Giarda, ministro per i rapporti con il Parlamento (che a sua volta ha sentito tutti i ministri) per valutare le priorità da affrontare (tra queste misure per evitare un nuovo aumento dell’Iva e rifinanziamento della cassa in deroga). I saggi economici presenteranno al Capo dello Stato un testo in tre parti. Nella prima si descrive il quadro macroeconomico, con gli interventi necessari a far “ripartire la crescita”, unico “strumento per rendere sostenibile il debito pubblico e in prospettiva ridurlo” (tra questi l’abbassamento delle tasse su lavoro e impresa). Nella seconda parte gli interventi finalizzati alla crescita che possono essere messi in campo da subito, perché già nella passata legislatura erano emerse convergenze (come taglio della spesa pubblica introduttiva, proseguimento e miglioramento della spending review). Nella terza parte, infine, viene richiamata l’attenzione del futuro governo su alcune misure “urgenti e indifferibili”, come il finanziamento della Cassa integrazione in deroga (circa 1 miliardo).