“Non si capisce sulla base di quale documentazione sanitaria il Ministro Severino abbia ritenuto di non revocare il 41-bis a Provenzano”. Lo afferma Alessandro Gerardi, componente del Comitato Nazionale dei Radicali che chiede “di sapere se e come il detenuto viene curato in carcere e, soprattutto, se le cure siano sempre state tempestive ed adeguate”.
“In alcune interrogazioni parlamentari depositate nella scorsa legislatura dalle deputate radicali Rita Bernardini ed Elisabetta Zamparutti – riporta una nota – si legge che già da molti anni una perizia aveva certificato l’avvenuta ricomparsa nel detenuto di un carcinoma prostatico non preso in considerazione; oppure che, sempre per gli stessi motivi, già nel 2009, con ordinanza emessa dai magistrati sulla base di una relazione del medico del carcere di Novara, veniva richiesto il ricovero di Provenzano in un centro clinico senza che ciò sia mai avvenuto. Inoltre, sempre dalle interrogazioni depositate (alle quali non è stata data risposta), emerge che Provenzano nel corso dei primi 3 anni successivi al suo arresto ha vissuto in completo isolamento, senza incontrare nessuno, prima nel carcere di Terni e poi in quello di Novara, sottoposto, oltre che al 41-bis (carcere duro), anche al regime della sorveglianza ex articolo 14-bis dell’ordinamento penitenziario, il che ne ha profondamente compromesso la salute psichica, al punto che recentemente è stato anche dichiarato incapace di partecipare coscientemente al processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Negli scorsi mesi Provenzano è stato operato al cervello ed è entrato in coma per un lungo periodo, il che ci porta a dire che l’unico avvenimento capace di rendere non più procastinabile il 41-bis sia soltanto la morte (oltre al pentimento)”.