E’ crollato all’alba. Dopo un interrogatorio durato una notte. ”L’ho ucciso io, ma volevo solo dargli una lezione”. Antonio Incandela, 33 disoccupato, ha confessato. E’ stato lui a entrare di nascosto nella canonica di Ummari, una piccola frazione alle porte di Trapani, lui a colpire e assassinare con il manico di una zappa don Michele Di Stefano, l’anziano parroco di Fulgatore.
”Non sopportavo le sue omelie”, ha detto ai carabinieri raccontando il rancore verso il prete che in passato avrebbe rivelato le cose che gli venivano riferite durante la confessione e che, nell’ultima predica, aveva definito i piromani ”mele marce”. Un’ espressione che poteva portare solo a lui, in passato condannato per avere dato fuoco a un fienile. Ma sul movente i dubbi degli inquirenti sono tanti. L’uomo, che e’ in stato di fermo, ha detto di essersi accorto solo in un secondo momento di avere colpito la vittima alla testa e non alle gambe come pensava di avere fatto. E di avere rubato il portamonete col bancomat del sacerdote per simulare una rapina finita male. Una giustificazione pensata per alleggerire la sua posizione, secondo i magistrati, che sospettano che la reale intenzione di Incandela fosse, invece, proprio quella di derubare l’anziano prete. All’indagato i magistrati sono arrivati grazie all’intuizione degli investigatori e a un accurato lavoro del Ris. La madre di Incandela ha denunciato, nelle scorse settimane, il furto della carta postamat. I militari si sono procurati le immagini del ladro che tentava di fare un prelievo: fotogrammi che hanno insospettito un carabiniere sorpreso dalla somiglianza tra l’uomo e l’individuo che, dopo l’omicidio, aveva cercato di prendere il denaro in banca con la carta di don Michele. La tecnologia ha fatto il resto: il Ris ha lavorato sulle immagini che erano di scarsa qualita’ fino a rendere evidente che si trattava della stessa persona. Alla madre di Incandela sono stati mostrati i fotogrammi. Di ritorno dalla caserma la donna, non sapendo di essere intercettata, ha detto al marito: ”e’ Antonio”. Il procuratore di Trapani, Marcello Viola, ha disposto il fermo di Incandela a cui e’ stato contestato l’omicidio premeditato pluriaggravato. Avrebbe programmato ogni dettaglio del delitto: appostandosi fuori dalla canonica in attesa che il prete tornasse, entrando forzando una finestra e picchiandolo selvaggiamente fino a ucciderlo. Sara’ ora il gip, a cui i pm manderanno il fascicolo,a decidere sulla convalida del fermo.