“Rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro”. Lo scrive Stefano Rodotà in una lettera a Repubblica.
In replica all’editoriale di ieri di Eugenio Scalfari, Rodotà sottolinea che da parte del Pd è stato “infantile” definire la sua candidatura al Quirinale “inaccettabile” solo perché l’aveva proposta il Movimento 5 Stelle: un “criterio” che “denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata”. Incostituzionale il Movimento 5Stelle? E allora, scrive Rodotà, “che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe?” La partita del Colle, prosegue, “ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale”, “i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd”. Su Repubblica anche la risposta di Scalfari: “Che tipo di governo sarebbe dunque nato con l’appoggio di Grillo? – si chiede il fondatore del quotidiano – Un governo col quale la speculazione avrebbe giocato a palla e l’Europa avrebbe severamente sanzionato”.