CASTEL VOLTURNO – L’ipotesi del doppio suicidio troverebbe conferma anche negli scritti lasciati dalla due donne, che descrivono un contesto familiare non facile. Era in particolare la giovane Maria Belmonte ad aver problemi di carattere psichico che l’avevano costretta anche ad un ricovero presso una clinica abruzzese; scavando nel suo diario, gli investigatori hanno trovato anche il nome di tal Carlos, scoprendo che si trattava di un detenuto colombiano conosciuto da Maria al carcere di Poggioreale dove svolgeva le mansioni di infermiera, e al quale ha poi inviato periodicamente somme di 500 e 1000 euro.
Compare inoltre il nome di un avvocato di Napoli, contatti con gruppi religiosi. E’ certo, inoltre, che Elisabetta Grande, proprio pochi giorni prima della scomparsa (nel luglio 2004, ndr), aveva chiesto al marito, che in quel periodo viveva a Napoli, di fare qualcosa perché la figlia non stava affatto bene”. Sebbene i fatti accertati non confermino l’ipotesi dell’omicidio, la linea accusatoria al momento non dovrebbe cambiare; lo si apprende da fonti vicine agli inquirenti, che sono convinti che molto si giocherà anche sul fattore psicologico, ovvero sulla figura del medico 72enne, Domenico Belmonte cui erano ben noti i problemi della figlia e l’estremo disagio della moglie. Per gli investigatori, Belmonte non sarebbe affatto estraneo a quello che è accaduto, né sarebbe intervenuto solo in un secondo momento per ripulire e nascondere i cadaveri.