Si contano i morti, sono sette, si cercano ancora i due dispersi, ma si cerca anche – se non principalmente, ormai – di capire cosa sia realmente accaduto ieri a tarda ora nel porto di Genova, il perche’ di una strage quando la nave portacontainer Jolly Nero della compagnia ‘Ignazio Messina’ ha urtato in manovra la torre di controllo a molo Giano e ne ha determinato il crollo.
I cadaveri identificati sono quelli di Daniele Fratantonio, Davide Morella, Marco De Candussio e Giuseppe Tusa, tutti e quattro in forza alla Capitaneria, di Michele Robazza e Maurizio Potenza, entrambi piloti del porto, e Sergio Basso, dipendente della Rimorchiatori Riuniti. Alcune delle vittime erano nell’ascensore crollato assieme alla torretta (quasi 60 metri di cemento armato e ferro): al momento dell’urto era appena scattato il cambio di turno del personale. I due dispersi sono Francesco Cetrola e Giovanni Iacoviello, entrambi militari della Capitaneria di porto. Le ricerche dei due proseguiranno anche durante la notte, impegnando oltre ai sub dei vigili del fuoco anche i sommozzatori dei carabinieri, della Capitaneria di porto e gli incursori del Consubin che si alternano nelle operazioni in acqua. “Ipotizziamo che i due dispersi si trovino sott’acqua – ha spiegato Gian Carlo Moreschi, capo del Nucleo Sommozzatori dei vigili del fuoco di Genova – dove stiamo concentrando le ricerche che, pero’, proseguono anche a terra con le unita’ cinofile. Il problema principale e’ costituito dal fatto di non avere certezze sulla loro localizzazione. Determinano difficolta’ anche gli arredi che si trovavano all’interno della torre e che e’ necessario spostare manualmente per procedere nelle ricerche”. L’inchiesta aperta dal capo della procura di Genova, Michele Di Lecce, parla di omicidio colposo plurimo e, in attesa dell’analisi della scatola nera della nave, vede gia’ indagato il comandante della Jolly Nero e il pilota che si trovava in plancia con lui. I due potrebbero essere accusati anche di attentato alla sicurezza dei trasporti. Il pm Walter Cotugno, che ha effettuato un sopralluogo, ha sentito una ventina di persone. Si indaga per capire se e’ vero che, durante la manovra, i motori della Jolly Nero siano andati in avaria e che la mancanza di propulsione abbia causato l’impossibilita’ di gestire la nave da parte dei due rimorchiatori agganciati alla stessa. Ma al di la’ di questo, “quella manovra non doveva essere fatta li’. Normalmente avviene in una zona piu’ all’interno del porto, dove la nave indietreggia di poppa e si gira per uscire di prua dallo scalo. Nessuna nave si avvicina a quell’accosto”, dice il presidente dell’autorita’ portuale genovese Luigi Merlo. Ieri pomeriggio il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi, ha riferito al Parlamento che e’ in corso una inchiesta tecnica da parte del dicastero. Quattro le possibili cause dell’incidente avvenuto, secondo Lupi, in condizioni meteo “perfette, ottimali per svolgere in totale sicurezza le necessarie manovre”: avarie di propulsione della nave, problemi ai cavi di trazione dei rimorchiatori, eventuali difetti di accosto o di velocita’ della manovra effettuata. Sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari delle vittime, sono stati espressi dal capo dello Stato Giorgio Napolitano.