Stretto tra l’ira di Silvio Berlusconi, che chiama alla piazza dopo la condanna al processo Mediaset, e la crisi di un Pd senza leader, il premier Enrico Letta prova a rilanciare l’azione del governo per evitare di rimanere schiacciato da una tensione crescente nei due principali partiti di maggioranza.
“E’ un cammino faticosissimo, non so quanto durerà ma so che ce la metteremo tutta”, è l’impegno del presidente del consiglio che porta in consiglio dei ministri il decreto su Imu e Cig ma l’accordo politico si infrange sui nodi tecnici e di copertura. Uno stop squisitamente tecnico, assicura Graziano Del Rio, che però, secondo un’altra fonte “avrebbe causato inutili problemi politici” visto che l’esclusione dei capannoni agricoli e industriali avrebbe trovato l’opposizione del Pdl. Eccezioni sarebbero poi state sollevate sul tipo di copertura. Il premier non nasconde le difficoltà della sua impresa e, come ammette, non vuole spargere “ottimismo superficiale”. D’altra parte è impossibile nascondere la crisi in cui si trova il Pd, alle prese sabato con un’assemblea ad alto rischio e con malumori crescenti verso il governo di larghe intese. Così come non può che preoccupare il nuovo scontro tra Pdl e magistratura che avrà il suo culmine nella piazza convocata sempre sabato, a Brescia, dal Cavaliere. Mine sul percorso dell’esecutivo che da giorni preoccupano anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, impegnato, in un ruolo di regia, come dimostrano gli incontri dell’ultima settimana con il presidente della Bce Mario Draghi e con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, oltre ai quasi quotidiani contatti con Letta. E sulle difficoltà del momento la dice lunga il parallelo fatto stamattina dal Capo dello Stato in occasione dell’anniversario dell’assassinio di Aldo Moro: “Se abbiamo superato quei momenti, sapremo superare le prove che abbiamo davanti”. Per uscire dalle secche della politica e concentrarsi sulle politiche necessarie per far fronte alle emergenze sociali e economiche, il premier decide in mattinata di accelerare i tempi del primo consiglio dei ministri operativo, fino a ieri ipotizzato all’inizio della prossima settimana. Sul tavolo, oltre all’abolizione del doppio stipendio dei ministri parlamentari, il mini rinvio dell’imu, pietra miliare dell’appoggio di Berlusconi al governo, e il rifinanziamento per 1,5 miliardi della cassa integrazione in deroga. Tutti i ministri sono d’accordo sull’urgenza, anche politica, dei primi provvedimenti. Alla fine, per evitare pasticci, Letta decide di rinviare all’inizio della prossima settimana per l’ok definitivo. Forse già in Abazia o al massimo – per impegni internazionali di Saccomanni – mercoledì. Ma il premier guarda già oltre imu e cig. E, domani mattina Letta, insieme a Angelino Alfano, Saccomanni e Franceschini, riunisce a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza per mettere ordine sulle prossime priorità economiche: il Pd spinge per trovare risorse per gli esodati mentre il Pdl considera irrinunciabile il rinvio dell’aumento dell’Imu. Per “mettere insieme una strategia”, come dice il ministro del Welfare Enrico Giovannini, sul tema fiscale sarà centrale anche il ritiro, domenica e lunedì, nell’abazia di Spineto. Nella quale Letta e la squadra dei 22 ministri arriveranno in pullman, da Roma, proprio nello spirito di “fare spogliatoio”. Anche se i veri pericoli per l’esecutivo restano fuori dal conclave di governo.